Scuole, strade e servizi sociali. Tutti i salti mortali dei sindaci del Varesotto
Oggi la politica non ha fatto distinzioni di colori: in piazza c’erano sindaci di tutti i partiti e di tutte le amministrazioni, grandi e piccole, con pochissime defezioni
Oggi la politica non ha fatto distinzioni di colori: in piazza c’erano sindaci di tutti i partiti e di tutte le amministrazioni, grandi e piccole, con pochissime defezioni. Una vera e propria fiumana di fasce tricolore che per una mattinata ha abbandonato «i salti mortali» necessari a far funzionare i propri comuni per dire chiaro e forte «non ce la facciamo più!».
In testa il sindaco di Varese Attilio Fontana, promotore della manifestazione in quanto presidente di Anci Lombardia, che di fronte alla risposta data dai sindaci lombardi a un problema così grave per le amministrazioni comunali si è detto «orgoglioso di essere un sindaco lombardo».
Tutti con la rabbia e la consapevolezza di essere i più «bravi amministratori d’Italia» ma di avere le mani legate. Mancavano i sindaci di Busto Arsizio e Gallarate, Luigi Farioli e Nicola Mucci.
In piazza stamattina c’era il sindaco di Gazzada Cristina Bertuletti che di fronte ai vincoli imposti al bilancio comunale sa già che dovrà rimandare la sistemazione delle scuole gazzadesi.
A Vedano Olona, avvisa il sindaco Enrico Barroffio, anche lui pronto a consegnare la fascia tricolore, «probabilmente non riusciremo a fare l’ampliamento del cimitero».
Francesca Brianza, sindaco di Venegono Superiore, dichiara il suo comune «paralizzato dalla rigidità dei vincoli», e avvisa già i cittadini che, se continua così, slitterà la sistemazione del parco delle Rimembranze e del pratone, senza contare il sottopassaggio e la sistemazione della fognatura». Anche i vicini di Venegono Inferiore vedranno allontanarsi l’ampliamento della scuola materna e la sistemazioni di molti buche nelle strade, «i soldi li abbiamo, ma non ce li fanno spendere!», spiega il sindaco Pier Luigi Oblatore. 
E se a Viggiù il sindaco Sandy Cane si sta ingegnando in ogni modo per riparare le buche delle strade e finanziare le spese sociali, a Castronno il sindaco Luciano Grandi si rimbocca le maniche e avvisa, «noi abbiamo dovuto tagliare sulla cultura perché non si poteva fare altrimenti, ma settimana prossima mi vedrete in azione: mi metterò personalmente a pulire i vetri del palazzo comunale».
Maria Angela Bianchi, sindaco di Induno Olona, ha già presentato una previsione di bilancio che sforerà il patto di stabilità. Il comune ha dovuto affrontare le spese straordinarie necessarie a
ristabilire la sicurezza dopo l’ultimo nubifragio che si è abbattuto sulla città e non ha più nemmeno un centesimo da spendere, «e la beffa – spiega la Bianchi – è che il gettito irpef degli indunesi è pure aumentato, quindi paradossalmente di soldi ce ne sono in abbondanza».
Angelo Pierobon, sindaco di Arcisate, avrà grossi problemi con la Protezione Civile, «siamo finalmente riusciti a costituirla ma non la possiamo avviare perché non ci lasciano spendere i soldi che abbiamo. Idem per il complesso nuovo che doveva ospitare la Prociv e la Polizia locale, abbiamo 850mila euro fermi e non posso avviare la gara d’appalto».
A Bisuschio Silvano Pisani dovrà tirare la corda sui servizi sociali, «mancano i trasferimenti non sappiamo come fare». 
A Gavirate il sindaco Felice Paronelli, non potendo rinunciare alla spesa sociale, avvisa già che caleranno gli investimenti e i fondi per la sistemazione degli asfalti. Paola Quintè, sindaco di Bardello dovrà costringere la propria amministrazione a fare rinunce un po’ su tutto, «abbiamo già ridotto al minimo il nostro stipendio e praticamente ogni spesa per la cancelleria negli uffici comunali. La cosa più umiliante per noi sindaci che ci mettiamo la faccia e dire continuamente no ai nostri cittadini quando ci viene richiesto qualcosa».
Mario Aspesi, sindaco di Cardano al Campo è invece determinatissimo: «I miei cittadini con il patto di stabilità non dovranno rinunciare a niente perchè io il patto lo ho fatto solo con loro. Non
lo abbiamo rispettato nel 2007 perchè abbiamo fatto la scuola e la caserma e non lo rispetteremo se dovessero esserci bisogni inderogabili per la nostra comunità», anche se poi, ammette, «è innegabile che molti investimenti li abbiamo dovuti rinviare».
Il neoeletto sindaco di Samarate Leonardo Tarantino dice di aver costruito il suo prgramma elettorale conoscendo già i limiti imposti dal patto di stabilità, «quindi no ho promesso cose irrealizzabili, certo è che la situazione è veramente molto difficile».
A Vergiate i cittadini dovranno rinunciare alla costruzione del nuovo plesso scolastico, come spiega il sindaco Alessandro Maffioli, «una scelta sofferta perchè quell’edificio avrebbe permesso di risparmiare molti soldi grazie alla razionalizzazione delle spese per la gestione delle scuole»
In piazza anche i sindaci di Tradate Stefano Candiani e Marco Colombo di Sesto Calende, concordi nel definire sciagurato il patto di stabilità perchè, «limita la possibilità delle amministrazioni di dare risposta ai sogni e ai bisogni dei propri cittadini, oltre che di essere un importante volano per l’economia locale».
Con l’acqua alla gola anche il sindaco Alberto Tognola di Daverio che in mancanza di nuovi trasferimenti da parte dello stato non potrà accendere un
mutuo per ampliare la scuola.
E infine, ma solamente tra i sindaci che siamo riusciti ad individuare perché dalla provincia di Varese erano veramente in tanti, c’erano anche il sindaco di Carnago Maurizio Andreoli Andreoni e il vicesindaco Fabrizio Taricco, nonché presidente del dipartimento finanze locali dell’Anci, quest’ultimo soddisfatto dell’ottima riuscita della manifestazione, «che speriamo sia solo l’inizio della risoluzione di problemi che non si possono rimandare».
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