“Setas giò e stüdia”
Dialetto, tradizioni e valori dei nostri nonni, insegnati ai bambini delle scuole elementari. È il progetto che sta portando il patrimonio culturale dei “Lumbard” tra i ragazzi delle classi elementari
Dialetto, tradizioni e valori dei nostri nonni, insegnati ai bambini delle scuole elementari. È il progetto che sta portando il patrimonio culturale dei “Lumbard” tra i ragazzi delle classi elementari della scuola di Gazzada Schianno.
Quello organizzato dall’amministrazione leghista guidata dal sindaco Cristina Bertuletti in collaborazione con l’istituto omnicomprensivo don Guido Cagnola, non è il semplice insegnamento del dialetto, ma un progetto di valorizzazione e recupero delle tradizioni del nostro territorio da trasmettere ai bambini attraverso canti, balli e filastrocche durante un incontro pomeridiano a scuola.
Insegnanti d’eccezione per questo “corso di tradizioni” sono iBosini (foto a destra) e i Tencit, i due gruppi folkloristici di Varese e Cunardo che si dedicano a tempo pieno agli usi e costumi che hanno attraversato il nostro territorio ai tempi dei nostri nonni.
Durante gli incontri i bambini imparano le canzoni della tradizione, gli usi e i costumi, le filastrocche, i balli, ma anche le ricette di cucina (una su tutte la Girometta, un biscotto fatto di pane azzimo abbellito da piume colorate) e, l’immancabile, dialetto lombardo.
Il progetto rientra nel piano formativo della scuola e occupa i bambini per un pomeriggio a settimana: si tratta di un’esperienza sperimentale che potrà essere riproposta a seconda della risposta che avrà a fine hanno.
Madrina dell’iniziativa è il sindaco Bertuletti, che ha voluto puntare tutto sul recupero dei valori che «il nostro territorio piano piano si sta dimenticando».
«Oggi – spiega il sindaco – stiamo perdendo i nostri valori e il nostro patrimonio culturale in nome di una cultura globalizzante e individualista che sta impoverendo le nostre comunità. Con questo progetto intendiamo rispolverare quei valori comunitari che ci hanno caratterizzato». Secondo il sindaco «oggi sarebbe necessario fare un passo indietro e recuperare la nostra grande identità».
Qualche critica all’iniziativa a Gazzada l’hanno ricevuta, ma il sindaco risponde che l’attività è comunque meglio che «lasciare i nostri bambini davanti alla televisione e ai videogiochi».
E i bambini stranieri? Già fanno fatica a imparare l’italiano, con il dialetto non faranno confusione?. «No – assicura la Bertuletti – gli studenti più bravi sono due bambini, un marocchino e un albanese: hanno una pronuncia da fare invidia ai veterani dei nostri paesi. Del resto insegnare loro i nostri valori e le nostre tradizioni è il modo migliore per farli integrare».
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