Niente sfratto per la signora Angela

Confermato il lieto fine alla vicenda: l'inquilina Aler ha firmato un "patto di fiducia" con il Comune che si accollerà i suoi arretrati, da ripagare gradualmente purchè lei si impegni a versare le rate regolari d'affitto

Niente sfratto oggi, martedì 4 maggio, per l’inquilina delle case Aler di via Principessa Mafalda che pochi giorni fa, disperata, si era rivolta alla stampa per far conoscere la sua situazione. Il lieto fine è dovuto agli accordi intercorsi fra Aler e Comune, e fra il Comune e la donna, 59enne, che chiamaremo Angela (nome di fantasia). A confermare che le cose marciano per il verso giusto è l’assessore ai servizi sociali Mario Crespi, che sottolinea il buon esito di questo esempio di collaborazione fra enti. Ieri la signora ha sottoscritto con l’amministrazione comunale un "patto di fiducia" in base al quale il Comune la aiuterà economicamente, purchè lei si impegni ad adempiere regolarmente alle usuali rate d’affitto. In pratica, il Comune si accolla le morosità, il debito pregresso con Aler, versandole in parallelo ai pagamenti che la donna farà. A semplificarle la vita anche la rinuncia al garage, che le varrà 40 euro in meno di affitto al mese. Sembra poco, ma per chi è divorziata, vive sola con 530 euro di pensione e un figlio che studia in un’altra città, la situazione non può essere facile. Con il patto sottoscritto, riferisce soddisfatto l’assessore, lo sfratto viene rinviato di due mesi, e, potrà essere successivamente rinviato ancora fino ad evitarlo del tutto una volta estinto il debito accumulatosi.

La questione degli sfratti è da tempo "calda". La vicenda della donna, con l’evidenza data dalla stampa locale, aveva accelerato i tempi di un accordo che Aler e Comune avevano in cantiere, e che potrà essere applicato anche ad altri casi analoghi. Lo scopo è di tutelare la buona volontà degli inquilini, e anzi di farla emergere, contro ogni "furbizia". Da tempo Aler, sotto la guida del presidente Capodiferro aveva lanciato una energica campagna di recupero del dovuto, con immaginabili conseguenze per chi non ce la faceva a rientrare dai debiti, "furbo" o meno che fosse.
La pubblicità data alla vicenda ha certo giovato. «Io ho fatto la mia parte» riconosce la signora, «dovevo difendere la mia casa, la mia dignità, le mie buone ragioni. Adesso, sarà faticoso ma credo proprio di farcela. Vedo un’apertura, un futuro, una prospettiva diversa» dice. «Il Comune ha lavorato bene, devo dire, si è impegnato. Ma un po’ tutti dovremmo cercare questo tipo di soluzioni di accordo, senza arrivare agli sfratti. La cultura del "furbo" è quella che sta venendo avanti, purtroppo, ma la strada maestra è quella dell’accordo», della responsabilità condivisa. «È giusto parlarne, non solo per me, perchè il problema della casa è pesante e pressante per tanti, oggi la casa è alla pari del lavoro che manca come elemento che preoccupa la gente». Infine, la signora chiede di poter esprimere il suo ringraziamento a tutte le testate giornalistiche che si sono interessate alla sua vicenda. «Grazie, grazie di cuore per quanto avete fatto e per la vicinanza che mi avete fatto sentire».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Maggio 2010
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