Stasi: “Lo sciopero non è un’arma spuntata”
Un milione di persone in piazza. Le cifre sono state diffuse dalla segreteria nazionale della Cgil. A Milano erano in 70 mila, da Varese dieci pullman e più di mille persone
La Cgil è scesa in piazza contro la manovra finanziaria del Governo Berlusconi. Secondo la segreteria nazionale, sono più di un milione i lavoratori che hanno raggiunto le manifestazioni in tutta Italia. Tra le principali piazze in 100 mila hanno partecipato al corteo a Bologna, con il vice segretario generale Susanna Camusso; a Milano e Napoli (a cui hanno partecipato i lavoratori della Fiom di Pomigliano d’Arco) in 70 mila; oltre 40 mila a Roma; 25 mila a Palermo e 20 mila a L’Aquila, diecimila a Cagliari e a Bari; in tutto il Veneto l’iniziativa ha portato in piazza circa 80 mila lavoratori .
Milano – Numerosi i lavoratori dei settori pubblici e privati che hanno sfilato per il centro della città per raggiungere piazza Duomo dove si sono tenuti gli interventi conclusivi, mentre la coda del corteo era ancora ferma a Porta Venezia, del segretario generale Cgil Lombardia Nino Baseotto e del segretario confederale Enrico Panini. «I numeri dimostrano che lo sciopero non è un’arma spuntata, come invece sostiene il ministro Sacconi – commenta un raggiante Franco Stasi (foto), segretario provinciale della Cgil -. Da Varese siamo arrivati in più di mille, dieci pullman con una partecipazione significativa dei lavoratori di alcune aziende, come la Whirlpool dove lo sciopero ha avuto una adesione apri al 90 per cento, la Ficep addirittura con una adesione al 100% e lo stesso per la Goglio cartotecnica. Altro che arma spuntata. Un ministro della Repubblica dovrebbe avere molto più rispetto dei lavoratori». Susanna Camusso a Bologna – Il numero due punta il dito contro il Governo dopo l’accordo separato raggiunto sullo stabilimento Fiat di Pomigliano: «Vorremmo che stessero zitti e non urlassero al trionfo, perché se fosse stato per loro la produzione di questo paese sarebbe stata ridotta e sarebbero stati cancellati i diritti dei lavoratori. Vorremmo un paese in cui il governo non fosse silenzioso e ininfluente di fronte alla più grande fabbrica di auto. Vorremmo che il governo non fosse stato zitto di fronte ai tre piani della Fiat che noi abbiamo contrastato sino a quando la FIAT non ha fatto un piano che prevedeva la crescita della produzione nel nostro paese».
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