C’è il sangue di Carla sul pugnale di Piccolomo
Consegnata la superperizia, il test diventa una importante prova per l'accusa: il dna sulla lama è con certezza quello della donna uccisa a Cocquio e a cui l'assassino ha mozzato le mani
C’è il sangue della vittima e il suo dna su un coltello di Giuseppe Piccolomo, l’uomo arrestato per il delitto di Carla Molinari, sgozzata a Cocquio il 5 novembre e trovata con le mani mozzate. L’arma del delitto sarebbe un pugnale con 28 centimetri di lama, trovato il giorno dell’arresto di Piccolomo, nel comodino di destra, del letto matrimoniale, a casa dell’uomo a Ispra, accanto a una pistola scacciacani. Lo ha stabilito la consulenza del perito Carlo Robino, professore dell’università di Torino, già comparso sulla scena del delitto a Cogne e Garlasco. Carta canta, direbbero i giallisti, perché l’analisi è una prova al cento per cento e vale quasi come una sentenza. Robino è stato infatti incaricato dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Fazio, e i rilievi sono stati effettuati con la formula dell’incidente probatorio: sono una finestra di processo nella fase della indagini. Il pm Luca Petrucci si appresta dunque a chiudere le indagini, avendo oramai acquisito indizi forti e quest’ultima prova che appare davvero importante. Non c’è invece alcuna traccia nel coltello per disossare i prosciutti che gli inquirenti trovarono ad aprile dietro a un cassonetto a pochi metri dalla casa della vittima, e che fu presentato come la probabile arma del delitto.
Nella fattispecie, il professor Robino, nelle 34 pagine di perizia ha analizzato tutti i reperti sequestrati a casa di Piccolomo: oggetti, armi, indumenti e le analisi fatte nella sua auto con il luminol. Il pugnale era riposto in un fodero che “Pippo” teneva ancora accanto a sé. La procura ipotizza che l’indagato l’abbia sì lavato ma che non sia riuscito a togliere tutte le tracce – trovate comunque sulla lama – anche grazie al fodero. Dopo aver rinvenuto il dna della vittima, il perito ha poi eseguito una seconda analisi, in gergo tecnico si chiama test immunocromatografico, per rintracciare emoglobina umana. Anche in questo caso il risultato è stato positivo evidenziando la presenza di sangue. Il perito scrive che «il dna di Carla Molinari è stato isolato» e in un altro passaggio che «pertanto si può concludere che sul coltello era presente sangue della Molinari».
Il risultato del test è ora a disposizione delle parti. Il pm Luca Petrucci chiederà l’imputazione per omicidio volontario contestando le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dell’uso di arma da taglio.
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