Merletti: “Sul Made in Italy la politica non molli”
Il presidente di Confartigianato Imprese Varese e Confartigianato Imprese Lombardia, interviene sull’importanza di una «legge fatta per le nostre imprese»
Il presidente di Confartigianato Imprese Varese e Confartigianato Imprese Lombardia, Giorgio Merletti, interviene sull’importanza della legge sul Made in Italy. «Alla politica chiediamo di saper scegliere tra chi investe e si impegna e chi fa il furbo e vive di espedienti e rendita. Alle imprese che in tutti questi anni – molte le eccellenze di Varese e provincia – che hanno dimostrato di voler difendere e tutelare il Made in Italy a costo di aprire una lunga contesa con l’Unione Europea, servono decisioni serie da parte della classe dirigente italiana. La stessa che ha saputo impegnarsi sulla legge Reguzzoni-Versace (etichettatura obbligatoria) e alla quale ora chiediamo di trasformare i buoni propositi in azioni vere. La legge, insomma, dev’essere applicata in modo incontestabile e celere perché le imprese non possono più attendere. E se c’è una legge, che può funzionare e che va nella giusta direzione di sostenere lo sviluppo e la competitività dei nostri imprenditori, ci dev’essere una politica industriale che si faccia attenta alle esigenze dei segmenti produttivi del territorio più colpiti dalla recessione economica. Non possiamo pensare ad una legge come ad un intervento di natura propedeutico, anche se il Made in Italy è un argomento complicato ed esteso. La politica portata a Roma con le intenzioni di premiare la laboriosità di Varese, e quella che da Varese si è ritrovata in Europa, non può mollare la presa. La nostra preoccupazione è quella di chi guarda alle imprese da vicino e ha come obiettivo quotidiano quello di tutelarne il lavoro quotidiano».
«La legge sul Made in Italy – che il sistema Confartigianato caldeggia dal lontano 2004 – è stata approvata il 17 marzo scorso. Il 1° ottobre dovrebbe entrare in vigore, ma si attendono ancora i decreti attuativi da parte dell’Unione Europea che, per altro, sulla Legge ha già espresso alcune riserve. Insomma, i tempi di decreti e regolamenti devono essere rispettati e, soprattutto, devono essere presentati. Se non si sta entro i tempi – entro il 23 agosto – la legge passerà, ma l’UE potrebbe dare il via ad un procedura di infrazione».
«Ed è quello che non vorremmo accadesse, perché a pagare il conto salato europeo saranno sempre i soliti: le micro e piccole imprese (che rischiano il proprio patrimonio familiare) e i cittadini. La politica italiana non deve fuggire dalle proprie responsabilità, perché è vero che ora spetta all’Unione Europea la decisione definitiva e determinante (del futuro di milioni di MPI) ma è anche vero che i nostri politici a Bruxelles dovranno fare fronte unito e legare a loro tutte le forze dell’arco parlamentare.
Perché se la politica non è un gioco, tantomeno lo è FARE IMPRESA»
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