Stupore e amarezza in via Milazzo
Desta sorpresa la notizia della morte del centauro gravemente ferito venerdì sera. Commercianti e residenti unanimi: la strada, stretta e congestionata, è pericolosa. "Si va troppo forte e non si dà la precedenza"
«È morto? Ma come?» È lo sbigottimento la sensazione più comune che si capta in via Milazzo sabato mattina, sul luogo dell’ultimo dramma della strada. Qualcuno aveva anche assistito alla scena, ma non si aspettava certo un esito fatale, per quanto brutto fosse apparso l’incidente. In una via ben nota a tutti i bustocchi, stretta, congestionata, dalla visibilità limitata, circondata da auto parcheggiate, condomini e attività commerciali e intersecata da varie traverse laterali, gli incidenti stradali sono purtroppo all’ordine del giorno. Di solito, per fortuna, è poca cosa: non così ieri.
La dinamica sarebbe un classico degli incidenti a carico di moto – il condizionale è d’obbligo, poichè tutto ancora nelle ore successive allo scontro è al vaglio preciso della polizia locale. Secondo indicazioni raccolte sul posto, sembra che il sinistro si sia verificato in una situazione di incolonnamento verso il semaforo che dà su viale Pirandello, con la KTM del centauto che si è schiantata contro una Volkswagen Polo condotta da una 52enne che svoltava a sinistra. Il tutto all’intersezione di via Milazzo con le vie Cicerone e Ostiglia.
Il centauro, il 33enne Davide Terranova Di Dio, residente a Busto Arsizio nel rione Sant’Anna, era rimasto a terra, cosciente, ricorda ancora il gestore della vicina gioielleria. «Ma si vedeva subito che aveva le gambe spezzate, perfino i pantaloni erano stracciati. Ho detto subito di non muoverlo finchè non fossero arrivati i soccorsi. Era finito contro il muro all’angolo; l’auto della signora è rimasta ferma a impegnare l’incrocio». Del sinistro, dopo la pioggia battente caduta verso il tramonto di ieri, non resta che qualche vetro in terra. Del motociclista, le lacrime dei parenti passati stamane in obitorio: i medici dell’ospedale di Busto Arsizio hanno fatto tutto il possibile per salvarlo, con un lungo intervento chirurgico, non appena è emersa tutta la gravità delle lesioni interne da trauma, ma non è bastato.
Una signora residente poco lontano passa il bicicletta e notato il capannello di curiosi aggiunge il suo racconto, per lo più riportato. Alla notizia che il giovane è morto, si porta una mano sulla bocca. «No… Povero ragazzo. Io ho sentito lo schianto, poi dal balcone ho visto che arrivava l’ambulanza, i vigili con l’auto con le quattro frecce fuori, sono rimasti qui a lungo. Anche mio figlio ha la moto: se ci penso…» A vedere la scena piuttosto bene, riferiva, è stata una sua vicina: «Mi ha detto che era in strada quando c’è stato il botto, si è voltata e ha visto letteralmente la moto volare».
Nei locali affacciati su via Milazzo c’è stupore per la tragica conclusione della vicenda, ma non per l’incidente in sè. Ne accadono, e pericoloso in particolare viene indicato l’incrocio venti metri a monte rispetto a quello teatro del dramma. «È l’intersezione con la via Orazio la più a rischio» commenta Jessica del ‘J Café’. «Sull’incidente di ieri sera non so di preciso, ma qui in genere le auto vanno troppo forte». Parere condiviso da Maria La Camera che gestisce la vicina lavanderia, proprio all’angolo con via Orazio. «Ieri pomeriggio eravamo chiusi, però qui di incidenti ce ne sono eccome. Un paio di volte ultimamente c’è mancato pochissimo che le auto mi entrassero in negozio, altre volte ci sono state risse e e liti a urla e insulti dopo i tamponamenti. Hanno dato la colpa ai parcheggi effettiati troppo a ridosso degli incroci, ma se ci tolgono anche i posti auto, qui possiamo chiudere. La verità è che qui si va veloce, magari un dosso ci starebbe, anche per i clienti attraversare sulle strisce è un terno al lotto; e soprattutto vedo che non si dà la precedenza agli stop».
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