Sposi in albergo dopo il terremoto. Anche questo è l’Abruzzo
Continua il viaggio di Marco Giovannelli. Da Silvi Marina racconta il terremoto e le storie di chi si è ritrovata la casa distrutta
Il Sud Italia è alle spalle. Marco Giovannelli ha già lasciato anche l’Abruzzo e viaggia ora nelle Marche per poi dirigersi in Emilia Romagna.
Proprio dalle Marche arriva una delle storie più commuoventi raccontate in questi venti giorni di viaggio. Non poteva essere diversamente, dato che Silvi Marina è una delle città turistiche che ha accolto e ospitato gli sfollati dopo il terremoto del 6 aprile 2009. E’ proprio in uno di questi alberghi, che Marco ha incontrato Elena ed Ennio, che oggi sono in vacanza nello stesso albergo.
«Un anno fa, qui a Silvi marina, la situazione era profondamente diversa – mi racconta Domenico Mazzone, portavoce del sindaco –. La sera dopo il terremoto sono arrivate 2.000 persone, e nelle settimane successive siamo arrivati a picchi di 3.800 presenze. C’è stata una partecipazione e una solidarietà eccezionale. Ognuno si rendeva disponibile per qualsiasi cosa, e abbiamo così potuto fronteggiare meglio questa emergenza drammatica».
Elena ed Ennio si ricordano bene quei momenti e quest’anno sono tornati a passare le vacanze nello stesso albergo. «Noi dovevamo sposarci dopo Pasqua. Stavamo finendo di sistemare la casa quando le scosse di quella notte ce l’hanno distrutta completamente». Insieme con l’abitazione stava svanendo il loro sogno d’unione; almeno a breve. «A Paganica non c’era una tendopoli e così ci hanno portati all’hotel Abruzzo marina. Il direttore Alì è stato il primo ad ospitarci, e per noi, per diversi mesi, l’albergo è diventata la seconda casa». Elena ha iniziato subito a fare la volontaria e lavorava in cucina.
«Un giorno il signor Alì ha saputo che noi dovevamo sposarci e così ha organizzato una grande festa offrendoci tutto. Il primo agosto eravamo quasi trecento persone ed è stato commovente».
Di storie come queste ce ne sono tante e nella hall dell’albergo ci sono tante foto e dediche di ringraziamento. Mohamed Alì, il manager che gestisce l’hotel, ha un doppio passaporto perché arrivato dall’Egitto vent’anni fa, ora è cittadino italiano. È laureato in turismo e ha lavorato in grandi alberghi come lo Sheraton di Genova. «Ho scelto l’Italia perché mi piace il suo popolo. Il nostro albergo ha aperto subito le porte alle persone che arrivavano con i camion dei militari e con i pullman. Avevano perso tutto ed era nostro dovere aiutarli».
Tanta gente, come Elena ed Ennio, torna a trovarlo. Non potrà più farlo un ragazzino di quattordici anni che era diventato la mascotte della cucina. Appena messa in piedi una tendopoli, era voluto tornare tra i primi a casa sua. Aveva battuto il terremoto. Gli è stato fatale un incidente in motorino.
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