Via Roma: “E ora, al posto del cemento un parco”
Presidio di protesta con Sinistra ecologia e libertà dopo l'abbattimento della casa Calcaterra: "C'è debolezza verso le imprese edili. Dare regole certe, risarcire la città e far capire che questo modo di fare non paga"
Dopo l’abbattimento della casa Calcaterra di via Roma, avvenuto giusto una settimana fa, oggi, lunedì 16 agosto, si è tenuto un presidio organizzato da Sinistra ecologia libertà per denunciare lo scempio di questo bene architettonico. Partecipanti poco numerosi, ma questo era quasi inevitabile dati il tema sentito comunque e sempre da una minoranza, il periodo e il preavviso brevissimo. «Più d’uno però ci ha scritto dai luoghi di vacanza, esprimendo comprensione per le nostre ragioni».
Accompagnati da manifesti a grandi caratteri, per essere leggibili dagli automobilisti – via Roma è eminentemente luogo di passaggio veicolare, più che di passeggio pedonale – e capeggiati dalla consigliera comunale Cinzia Colombo, con la consigliera di circoscrizione del centro Camilla Colombo e con la presenza dell’ex vicesindaco Nino Cattaneo (1975-76), i convenuti hanno ribadito l’indignazione per quanto accaduto. La demolizione totale, contro i pareri dell’amministrazione e del progettista titolare, della villa signorile risalente al 1860 – quasi un sarcastico controcanto alle celebrazioni del 150esimo dell’Unità d’Italia – non poteva non attizzare il fuoco della polemica di chi da sempre ha un occhio più che critico puntato sulla politica del cemento nella città dei Due Galli.
«Da protestare c’è molto, è da proteggere che è rimasto ben poco» sospira Cinzia Colombo distribuendo volantini. Il presidio è in via Roma "perchè non si possa far finta che nulla è successo, perchè la cultura deve passare dalla difesa del patrimonio architettonico, perchè ai costruttori deve essere posto un limite".
«Di nuovo in pieno agosto» rincara Colombo, «come per l’abbattimento degli alberi di piazza
Risorgimento (voluto, quello, e fortemente, dall’amministrazione Mucci), questa demolizione che porta ad una perdita irrimediabile. Sarebbe bastata una sorveglianza più attenta, era nell’aria, dicevano» – la Polizia Locale era comunque pasata a controllare, un paio d’ore prima dell’abbattimento di quanto restava dello stabile. «Ci auguriamo che a partire da questo scempio il Comune imponga regole e limiti certi ai costruttori. Va capito il valore del patrimonio storico e architettonico»: e anche il progetto così com’era prima della demolizione non risultava affatto granchè agli occhi di chi oggi protesta. Ma Colombo mette le mani avanti: «Ora c’è un altro piano, ancora da approvare, che prevede di demolire e ricostruire una palazzina Liberty degli anni Venti in piazza Cavour: in consiglio comunale dalla maggioranza ci hanno detto che l’edificio non è più congruente con la piazza».
Lo scudiscio di SeL si abbatte quindi sull’amministrazione Mucci: «C’è debolezza verso le imprese edili, vere governanti della città. Ora ci auguriamo che il Comune vada fino in fondo in questa vicenda, dopo l’esposto alla Procura. La cosa migliore sarebbe recuperare questo spazio con un parco, come hanno detto peraltro esponenti della stessa amministrazione, per risarcire la città della perdita ma anche per dare un segnale, per mostrare alle imprese che a fare certe cose ci si perde, che sull’abbattimento di beni di pregio storico e architettonico non si lucra».
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