Torna la tubercolosi, l’ospedale di Busto in difficoltà
Il sindacato Usb chiede indennità di rischio per infermiere e operatrici socio sanitarie ma l'azienda ospedaliera lo nega spostando i malati di tbc dalla broncopneumologia agli infettivi. Il reparto, infatti, non risulta a norma. Previste proteste
Il ritorno della tubercolosi mette in difficoltà il reparto broncopneumologia dell’ospedale di Busto Arsizio. La questione legata agli indennizzi per il rischio malattia infettiva a infermiere professionali e operatori socio sanitari arriva fino al vice-prefetto in sede di conciliazione ma, a sorpresa, gli indennizzi vengono sospesi e i malati di tbc conclamati finiranno nel reparto infettivi. Perchè? Il reparto di broncopneumologia non è attrezzato in maniera adeguata.
Il caso è stato sollevato dal sindacato di base Usb che, facendo seguito ad una richiesta dei sindacati confederali che avevano chiesto l’indennizzo per le infermiere professionali, ha a sua volta richiesto lo stesso trattamento per le Oss con, in aggiunta, la richiesta di adeguare il reparto alle esigenze che la malattia richiede: «I casi di tbc sono in leggero aumento e si aggirano attorno ai 50/60 l’anno – fa sapere Federico Pagan, rsu dell’ospedale bustocco – il problema di ospitarli nel reparto di broncopneumologia non può essere rimandato. Servono bagni in ogni camera per evitare al massimo le possibilità di contagio».
Dopo la richiesta dei confederali per le infermiere professionali, accordata dalla dalla dirigenza dell’azienda ospedaliera, ha fatto seguito quella dell’Usb che, invece, non ha avuto risposta. Per questo i sindacalisti di base hanno chiesto la conciliazione rifenrendo anche dei problemi strutturali. In sede di conciliazione la dirigenza ha sospeso le indannità di rischio per entrambe le categorie e ha deciso di spostare i malati di tbc nel reparto malattie infettive ma «senza dare una risposta definitiva al problema – continua Pagan – visto che i posti a disposizione agli infettivi sono pochi e sempre occupati, per questo motivo a partire dalla prossima settimana (quella che va dal 18 al 24 ottobre) sono previste iniziative di protesta clamorose, proprio all’interno del reparto di broncopneumologia».
Il problema della tubercolosi non va sottovalutato. Solo a Busto Arsizio sono centinaia le persone che sono nello stadio non conclamato della malattia e questi continuano ad essere accolti, quando sono coscienti del problema, nel reparto di broncopneumologia che ha anche un ambulatorio al suo interno: «La sanità pubblica sta abdicando di fronte a questi problemi – conclude Pagan – in quanto non si tiene abbastanza conto del fattore immigrazione da paesi con sistemi sanitari arretratissimi e delle possibili malattie, da noi sconfitte da secoli, che possono tornare».
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