In strada o ospiti di amici. Il destino di chi è senza casa

Sono soprattutto famiglie straniere, che fino a pochi anni fa vivevano senza chiedere aiuto. Scomparso in lavoro, in molti casi si ritrovano letteralmente per strada

«In quindici anni non ho mai chiesto aiuto a nessuno. Ma ora ho paura di finire in mezzo a una strada». Ramona ha quarant’anni, vive in Italia da 15, e la voce si spezza, mentre racconta la sua storia. Sono storie di vite precipitate dalla (faticosa) normalità alla disperazione in poco tempo, quelle sentite a Madonna in Campagna, nel salone dell’oratorio che ha ospitato l’incontro sulle case popolari e l’emergenza abitativa in città. Dopo il quadro tracciato da Acli, Caritas, sindacati inquilini e San Vincenzo, dopo le discussioni tecniche sulle ipotesi di nuove case popolari, un gruppo di persone – rimasto fino ad allora in fondo alla sala – è intervenuto per raccontare la sua storia.

 

Sono tutti stranieri, ma non c’è da stupirsi: le loro vicende dicono di famiglie esposte alla crisi più di altre, perché non hanno la rete di parenti e amici a sostenerli. Situazione che riguarda indubbiamente anche alcuni italiani, soprattutto i giovani del sud venuti qui a lavorare, stabilitisi qui con la famiglia e ora, magari, nei guai per la scomparsa anche solo di uno dei due stipendi.
Ma a raccontare, qui, sono gli stranieri. C’è un signore nigeriano, accompagnato dalla moglie e dai bambini, che giocano e parlano un po’ nella lingua d’origine, un po’ in italiano: “Fino a poco tempo fa non ho mai avuto problemi, pagavo sempre. Ma adesso ho due figli e sono senza lavoro”. E’ in Italia da vent’anni, ad aprile è stato sfrattato. “Ora mi sposto con la famiglia dalla casa di un amico a un’altra”. Lo ripete anche  un trentenne magrebino, che ha perso il lavoro poco tempo fa. “La signora che mi affittava la casa ha chiesto lo sfratto. Sono venuti gli ufficiali giudiziari e ci hanno mandato via. Per alcuni giorni abbiamo dormito sul pianerottolo, davanti alla porta. Avevo la moglie incinta del secondo figlio, la prima bambina è disabile”. Ora cerca un aiuto e ripete: “Ho sempre lavorato, non ho mai chiesto aiuto, non ho mai fatto domanda per la casa popolare”.

 

Poi c’è un giovane ragazzo marocchino, vittima di un errore giudiziario. Due anni fa, un notte, l’hanno portato via da casa, per le dichiarazioni di un altro arrestato. Si è fatto due anni di carcere di massima sicurezza, con periodi di isolamento totale: poi il tribunale ha riconosciuto che non c’entrava nulla. Assolto con formula piena. Ma intanto aveva perso il lavoro e ora si ritrova in mezzo ad una strada, con la bambina che aveva pochi giorni quando l’hanno arrestato. E poi, alla fine, c’è Ramona. “Non sono ancora disperata come loro, ma quasi” esordisce, con la voce incerta. “Mio marito ha un lavoro saltuario, ma io ho lavorato sempre, fino a pochi giorni dal parto.  Non ho mai chiesto aiuto a nessuno”. Ora teme lo sfratto dalle due stanzette dove vive, in una vecchia casa umida, pagate 500 euro al mese. “Ora ho davvero paura di finire in mezzo ad una strada”

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Novembre 2010
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