Plausi e critiche alla “secessione” delle frazioni

L'iniziativa delle frazioni divide le forze politiche albizzatesi, quasi tutte disposte a riconoscere i problemi sollevati ma colpiti dal modo in cui lo si è fatto

La “secessione” delle frazioni divide le forze politiche albizzatesi, quasi tutte disposte a riconoscere i problemi sollevati ma colpiti dal modo in cui lo si è fatto.
Quelle 400 firme in calce alla richiesta, informale, di divorzio dal comune di Albizzate sollevano del resto un problema enorme. Al di là delle singole richieste, dalla viabilità alla cura degli spazi pubblici, la domanda d’aiuto sembra sfiorare un piano più in alto: la mancanza di una guida strategica allo sviluppo di Valdarno, Tarabara e Burg”.
Da troppo tempo va avanti così, sembrano dire i cittadini che hanno posto quelle firme: “noi di qua, voi di là, in mezzo la strada provinciale.. e chi s’è visto s’è visto”.
Giuseppe Tonani«Hanno ragione!», spiega Giuseppe Tonani, consigliere comunale di minoranza ed ex candidato sindaco della lista “Noi Insieme Albizzate Valdarno e Tarabara”, «le cose denunciate sono condivisibili, ma va precisato che i problemi delle frazioni sono gli stessi del capoluogo e sono frutto di 15 anni di amministrazione leghista». Secondo Tonani il peccato originale della giunta guidata da Gianni Piotti sono state le modalità di acquisto dell’Istituto san Luigi (Cà Taverna), «il mutuo contratto, con le modalità con le quali è stato contratto, ha prosciugato e prosciugherà le casse comunali distraendo le risorse economiche per interventi urgenti nell’urbanistica, nei lavori pubblici, nel sociale, nella cultura, nell’ecologia». Una tiratina d’orecchi Tonani la fa però anche a Chiaravallotti, lo spin doctor della rivolta delle frazioni, «Chiaravallotti è stato il promotore della lista “Oltre il nuovo” – spiega Tonani – purtroppo per lui non ha ricevuto abbastanza voti per occupare un posto di consigliere. La cosa “grave”, a nostro parere, è che questo signore, dopo l’esito delle elezioni, pur essendo ancora iscritto al suo gruppo, non abbia dato il ben che minimo contributo alla causa “sparendo” dalla circolazione subito dopo l’esito elettorale».Mirko Zorzo
Direttamente chiamata in causa è invece l’amministrazione a guida leghista. Mirko Zorzoassessore all’istruzione e alle politiche giovanili, risponde a tono alle accuse di indifferenza: «dopo le festività metteremo in luce i vari interventi fatti nel territorio e allora vedremo – dice Zorzo -. Io Chiaravollotti lo conosco, è un “romanticone” della politica e questa passione a volte lo fa portatore di queste situazioni: alcuni dei temi sollevati sono plausibili ma la critica non deve diventare strumentale». Zorzo, per il suo ruolo, segue direttamente le dinamiche scolastiche anche delle scuole di Valdarno, «i servizi ci sono e sono reali, vedi il servizio pre e post scuola, vedi il micronido. Io sono sempre aperto alle proposte e alle critiche ma queste devono essere presentate nel modo giusto. Quando ho fatto un incontro con tutti i giovani albizzatesi, (l’aperitivo con l’asesùr) non si è presentato nessuno di Valdarno. Se ci sono dei problemi confrontiamoci, ma non si può arrivare di punto in bianco con queste firme, peraltro non certificate, con una richiesta così radicale. Ricordo che quando c’era un problema con il pullman del sabato per i bambini sono venute da me le mamme e insieme abbiamo risolto il problema. Ripeto, benvengano le iniziative popolari come questa purché abbiano un altro stile. Poi se ci sono tante liste con tante idee per amministrare in modo serio questo paese non può essere che una ricchezza. Comunque vedremo quando usciranno i dati sulle risorse dislocate dall’amministrazione nelle frazioni. Poi ne riparleremo».
La posizione di Emilia farè è invece la più delicata (qui la sua lettera per intero): Franco Chiaravallotti era al suo fianco nel gruppo “Oltre il nuovo”, poi, spiega la farè, «tu sei uscito dal gruppo due giorni dopo aver perso le elezioni, e nonostante ti avessimo aspettato, hai continuato a procedere come se niente fosse per conto tuo».
«La richiesta di municipalità sottoscritta da oltre 400 firmatari è inquietante – spiega la capogruppo di Oltre il nuovo – non solo nella sua essenza filosofica e pratica ma perché disattende il principio della partecipazione alla vita politica del proprio comune che oltre ad essere un dovere è un mezzo molto efficace per esercitare il controllo democratico relativamente alla operatività delle persone che si sono scelte per amministrare il bene comune».

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Pubblicato il 23 Novembre 2010
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