Troppa pioggia: non si può raccogliere il mais
Il 70% ancora in campo. Crollano le rese e la qualità. Lo spiegano Tino Arosio e Fernando Fiori, direttore e presidente di Coldiretti Varese
Il maltempo che ha colpito il nord Italia, per fortuna senza le tragiche conseguenze del Veneto, in regione Lombardia sta avendo importanti contraccolpi sia per l’impossibilità di completare le semine delle coltivazioni autunno-vernine (frumento, orzo, avena), sia per la difficile gestione dei reflui degli allevamenti.
Infatti i vasconi per il contenimento dei reflui si sono riempiti in fretta per l’accumulo abbondante di pioggia e senza una deroga allo spandimento nei campi chiesta alla regione Lombardia (in questo periodo lo spandimento è bloccato per legge, ma è di fatto impossibile per lo stato dei campi) si rischia la tracimazione.
«Nella nostra provincia – denuncia Tino Arosio, direttore di Coldiretti Varese – c’è però un altro problema e riguarda il mais da granella, che a seguito delle piogge non si è potuto ancora raccogliere».
«In genere – spiega il presidente di Coldiretti Varese, Fernando Fiori – il mais da granella viene raccolto a cavallo tra la fine di ottobre e i primi di novembre, ma con questo tempo non si riesce ad entrare nei campi. Stimiamo che quasi il 70% del mais varesino sia ancora in campo (in provincia di Varese si coltivano complessivamente circa 1300 ettari, per una produzione pari a 130 mila quintali)».
«Peraltro il meteo – aggiunge Fiori – indica possibili precipitazioni nevose a partire dalla prossima settimana, che sposteranno ancora più in là il possibile raccolto». Le conseguenze sono quindi pesanti sia in termini di resa (- 30%) sia in termini di qualità, per lo sviluppo di possibili muffe che rendono inutilizzabile il prodotto.
Proprio non ci voleva questa emergenza, considerato che non sono previsti indennizzi per questo tipo di situazioni e per queste produzioni che sono assicurabili. Purtroppo ciò avviene in un momento in cui il prezzo del mais si è ripreso rispetto alle ridicole quotazioni degli scorsi anni. Per cui chi vende il mais ha un danno immediato e chi usa il mais per l’alimentazione del bestiame deve ricorrere al mercato, dovendo spendere di più..
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