“Ci sentiamo un po’ come i panda”
Gli studenti della sede comasca dell'Università dell'Insubria sollevano alcuni problemi sull'organizzazione e il funzionamento delle facoltà lariane
No, non si tratta di una nuova specie di orsi bianconeri avvistati tra il Lario e il lago di Varese, eppure rischiano l’estinzione anche loro, gli studenti dell’università dell’Insubria di Como. Cristina studia al secondo anno della SBAC, Scienze dei Beni e delle Attività Culturali, e prova a sintetizzare la situazione comasca: «Già a inizio ottobre – spiega Cristina – ci sono stati problemi per l’inizio di alcuni corsi; abbiamo fatto un’assemblea d’istituto discutendo della Riforma (proposta dal Ministro Gelmini, ndr) e delle posizioni dei Ricercatori che non erano più disposti a fare lezione. In particolare i Ricercatori di Scienze erano decisi a portare avanti la protesta e infatti diversi nostri corsi non sono ancora cominciati. Si aspetta il secondo semestre – continua la studentessa – per vedere se ci saranno cambiamenti per allora e nel frattempo corsi che avrebbero dovuto prendere il via sono stati rinviati dopo il primo semestre».
Si tratta di un escamotage del tutto legale in quanto, secondo il regolamento universitario, non è possibile traslare i corsi da un anno all’altro, mentre è possibile farlo da un semestre all’altro; quindi si tira avanti in attesa di tempi migliori. «Il corso SBAC ha chiuso le immatricolazioni – riprende Cristina – quindi la nostra situazione è alquanto critica: i docenti che ci fanno lezione sono esterni, chiamati solo momentaneamente, e poiché il nostro corso è destinato a chiudere non hanno certo interesse a fermarsi a lungo, programmando diversi appelli d’esame»: insomma, gli studenti della SBAC si trovano costretti a dare esami preparati in fretta e furia, senza approfondimenti e con l’assillo di dover portare a casa anche un misero diciotto ma alla svelta, prima che il docente in prestito se la svigni.
«Parlando di persona con il preside di facoltà e con il responsabile del nostro corso – spiega infatti Cristina – è emerso che ci stiamo trascinando avanti, proprio come i panda»; la SBAC dunque è, un po’ come tutta la Facoltà di Scienze Naturali Fisiche e Matematiche di cui fa parte, il “panda” della situazione: da un lato c’è chi lotta per salvarla, dall’altro pare ci siano troppi interessi in ballo perché possa continuare a sopravvivere.
E non mancano assurdità ed incongruenze: mentre Scienze dei Beni e della Attività Culturali è di fatto chiusa, senza possibilità di iscriversi al primo anno e quindi destinata ad andare ad esaurimento sebbene conti una trentina d’iscritti, Fisica vanta più docenti che studenti e quest’anno ha avuto la bellezza di… sei studenti iscritti!
«Avevo pensato, con alcuni compagni di corso, di organizzare una protesta studentesca come quella che si è tenuta in città come Roma, Pisa, Firenze – asserisce Veronica, facoltà di Giurisprudenza – Visto che a Como però i monumenti d’arte non se li fila nessuno, avevamo pensato di andare in municipio e, magari, lanciare qualche uovo contro le finestre del Sindaco. Ma in questa città, tra paratie anti esondazione inutili, lavori alla ex Ticosa fermi da anni e frasi idiote circa la neve che è inutile spalare, ci son talmente tanti motivi per contestare il Sindaco che probabilmente non avrebbero capito contro cosa stavamo protestando!».
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