La dirigente: “Nessuna discriminazione, abbiamo solo accettato la loro scelta”
"Dov'è il problema?" chiede Egenia Bolis, preside dell'Ipc Verri. "I genitori che non pagano, sei su milleduecento, vedono una discriminazione che non c'è. Fotocopie? Basta acquistare il tesserino..."
«Non capiamo perchè questi genitori non capiscono quello che fa la scuola. È dall’anno scorso che sul sito dell’istituto scriviamo cosa diamo in cambio del contributo. Se c’è un problema, vengano e lo risolviamo, invece di rivolgersi ai giornali». È amareggiata Eugenia Bolis, la dirigente scolastica del "Verri", per la vicenda dei genitori che non intendono pagare più i 140 euro richiesti a fronte di attività "extra" reputate non più adeguate, e che insistono nel denunciare un trattamento che trovano preoccupante nei confronti delle figlie. «Voi dite otto, ma sono sei le famiglie: sei su milleduecento» replica secca la preside. «Contesto assolutamente che queste ragazze siano in qualsivoglia modo discriminate qui dentro. Parlare di ritosioni, poi, è gravissimo. Scherziamo? Si fa in fretta a scatenare delle dicerie. Le studentesse i cui genitori non hano pagato hanno la stessa offerta formativa degli altri, sia chiaro. E, poi, sulle fotocopie dei compiti delle vacanze: ma dico, è scopo degli insegnanti far fare i compiti ai ragazzi. Non ci metteremo certo a impedirglielo!».
Gli insegnanti dell’Ipc Verri, ribadisce la dirigente, sono tutti molto preparati, «bravissimi, con un senso dell’educazione profondo, davvero, e su questo punto insisto. Ci si accanisce contro di noi tra l’altro, da parte di quei genitori, a causa di una cosa che da noi non dipende: le attività della "terza area" sono state soppresse su indicazione del governo. Ora, chi non paga i 140 euro di contributo non può pretendere che tutto resti esattamente come prima. Si rassegnino: abbiamo accolto la loro scelta. E la rispettiamo. Sull’aspetto specifico delle fotocopie» precisa poi a richiesta la dirigente «va detto che il contributo prevede un tesserino a scalare che dà diritto a farne cento, ma un secondo tesserino è a pagamento. Ma il tesserino si può comunque acquistare, pagando: dov’è il problema? Vedono una discriminazione dove proprio non c’è».
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