Siamo cittadini, sindacalisti e immigrati
Sono molti, in provincia, i rappresentanti sindacali stranieri che hanno trovato nelle varie organizzazioni una “nuova” ragione di vita
Il sindacato, la multiculturalità, oltre che a parole la pratica nella quotidianità. Sono molti i sindacalisti stranieri che hanno trovato nelle varie organizzazioni una “nuova” ragione di vita. Brahjmaj Pjerin, albanese di origine, nel 2006 è stato eletto nella segreteria della Fillea-Cgil, categoria che rappresenta i lavoratori dell’edilizia. «Sono molto soddisfatto del mio lavoro – spiega Pjerin – c’è molto da lavorare sul fronte dei diritti dei lavoratori immigrati». In patria faceva l’impiegato presso il ministero del commercio con l’estero, in quanto è laureato in economia con indirizzo merceologico. «Sono arrivato in Italia il 12 febbraio del 1998 – continua il sindacalista – senza identità e ho vissuto per un anno e mezzo come clandestino. Ho ottenuto il permesso di soggiorno grazie alla legge Turco Napolitano il 23 agosto del 1999. Non è stata un’esperienza semplice però sono contento di lavorare per la legalità e l’affermazione dei diritti».
Marinela Cozma, giovane di origini rumene, ha lavorato prima all’Anolf e poi alla Cisl nella segreteria degli edili. Laureata, una storia di immigrazione esemplare: l’impegno quotidiano nelle associazioni dei migranti e nel sindacato. «Io la parola integrazione la toglierei dal vocabolario, scriverei all’Accademia della Crusca – dice la Cozma – e la sostituirei con un valore molto più importante: la partecipazione».
Jacques Amani, responsabile dell’immigrazione della Cgil di Varese, arriva dalla Costa D’Avorio. «Dietro ogni lavoratore, immigrato o italiano che sia – dice Jacques Amani della Cgil – ci sono i diritti e da questi bisogna ripartire. Quando si è sul posto di lavoro si chiede di produrre, non importa se sei immigrato o no. Ma la vita di una persona non finisce con l’orario di lavoro, quindi è importante affermare il diritto di cittadinanza per riconoscere il contributo degli immigrati in Europa».
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