Un brindisi per dimenticare l’esplosione
Spumante e panettone per salutare il 2010 e lasciarsi alle spalle - con un po' di ironia - l'episodio dell'altra notte nella sede della Lega Nord
Bombe sì, ma caloriche: sono stati il panettone e lo spumante a salutare la fine dell’anno nella sede della Lega Nord di Gemonio, colpita da un attentato nella notte tra il 28 e il 29 dicembre. In via Marsala sono giunti ieri sera (giovedì 30) una quarantina di militanti che hanno accolto con gli applausi il consigliere regionale Giangiacomo Longoni, arrivato a Gemonio in rappresentanza della dirigenza del Carroccio. Il clima è tutt’altro che teso nella piccola sezione che per tanti anni è stato uno dei piccoli negozi di paese, l’Alpe Bello; il discorso introduttivo è del segretario locale, Andrea Tessarolo, ma prima del suo intervento c’è chi ironizza su quanto è accaduto quarantott’ore prima: «Hanno ferito solo il Cota e la Rosi Mauro» dice un militante riferendosi alla cornice scheggiata che contiene una foto con il gorvernatore del Piemonte e la vicepresidente del Senato in compagnia di alcuni leghisti.
«Il messaggio più bello mi è arrivato ieri – dice Longoni – da un amico di Laveno: "Incendiando le nostre sedi, infiammano le nostre sedi". Ed è vero, non ci facciamo intimorire da due petardi: sappiamo bene che la cosa migliore in questi casi è andare nella cabina elettorale e mettere una bella "X" sul simbolo della Lega, magari scrivendo "Umberto Bossi" quando ciò è possibile. La nostra risposta sarà questa».
Passa a salutare il sindaco Fabio Felli, che leghista non è ma che è alla guida di una giunta che ha il forte sostegno "verde"; arrivano diversi rappresentanti delle sezioni vicine tra cui i lavenesi Besana e Morselli e Pietro Reina, storico dirigente del Carroccio della prima ora. Ancora ironia al brindisi, con i bicchieri alzati «ai bombaroli» mentre Tessarolo sottolinea una chiamata di Roberto Maroni («ha voluto esprimere la sua solidarietà») e Longoni quella di alcuni dirigenti liguri, anch’essi di recente colpiti da un attentato a una sede. A fine serata qualcuno copre di nuovo, con due grandi manifesti, la scritta «Antifa secondo atto» lasciata sul muro da chi ha messo i grossi petardi. L’ultimo segno rimasto, in attesa che le autorità diano l’ok alla cancellazione.
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