Una specializzanda giapponese in corsia
Al reparto di chirurgia toracica diretto dal professor Dominioni lavora anche una dottoressa arrivata da Osaka. Uno stage di 4 settimane per capire come si lavora nei nostri ospedali
Si chiama Ayako Fujiwara, ha 32 anni e viene dall’Ospedale di Osaka. Sta terminando la specializzazione in chirurgia toracica e da tre settimane lavora e studia all’Ospedale di Circolo, nel reparto diretto dal prof. Lorenzo Dominioni. Ancora una settimana e poi tornerà in Giappone.
«Dal 2004 questi scambi tra noi e gli ospedali nipponici sono piuttosto frequenti – commenta Dominioni – Io stesso e alcuni miei collaboratori siamo stati diverse volte ad Osaka, dove sono particolarmente all’avanguardia nella cura del cancro al polmone e, soprattutto, nell’attività di screening, basti pensare che il progetto Pre.di.Ca (Prevenzione del cancro) si è ispirato proprio all’esperienza giapponese. Anche una nostra specializzanda ha già trascorso un mese là, per perfezionare la sua formazione. Ayako è la prima specializzanda giapponese che viene da noi, ma ne seguiranno sicuramente altri. L’esperienza varesina è infatti di grande arricchimento: c’è uno scambio reciproco di conoscenze, tecniche ed esperienze».
A confermarlo è la stessa Ayako: «Sono stata molto colpita dal vostro ospedale – commenta in inglese – è davvero grande. Dove lavoro io, a Osaka, l’ospedale è uno dei più grandi ed è dedicato solo alla cura dei pazienti oncologici. Ma qui da voi gli spazi sono più ampi e soprattutto sono grandi, comode e ben attrezzate le sale operatorie».
Ayako infatti è entrata più volte in sala operatoria con il prof. Dominioni come parte della sue èquipe durante interventi molto delicati per eliminare tumori al polmone: «Nelle vostre sale operatorie ci sono più monitor in cui medici e infermieri possono seguire con comodità le varie fasi dell’intervento. Inoltre, qui molte delle apparecchiature necessarie durante l’intervento si trovano già in sala, mentre da noi le infermiere devono spesso uscire nell’anticamera per procurarsi il necessario, essendo le sale decisamente più piccole, almeno del 30%”» aggiunge con una precisione tipicamente nipponica. Ma ad impressionare maggiormente Ayako è stato, a sorpresa, il trasporto automatizzato: «Quando mi hanno portato a visitare il piano meno due sono rimasta per un po’ ad osservare il traffico dei robot che trasportano pasti e materiale pesante direttamente ai piani, avvisando del loro arrivo e arrestandosi ogni qual volta incontrano qualcuno sul loro percorso. È un viavai continuo, davvero affascinante».
Ayako riferisce di un’altra differenza tra l’ospedale di Varese e quello da cui lei proviene: «Ad Osaka ogni medico parla dei ‘suoi’ pazienti, qui invece i medici usano un altro aggettivo possessivo: i ‘nostri’ pazienti. Ad Osaka infatti ogni medico segue da solo un paio di pazienti. A Varese invece i medici si prendono cura insieme di più pazienti contemporaneamente, confrontandosi molto di più».
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