Zanella “un decennio straordinario, se solo si fosse fatto più sistema”
Emma Zanella, direttrice del MaGa, commenta i primi anni del terzo millennio nel suo settore: da Villa Panza all'arte gallaratese, è stato un suseguirsi d'eventi. Che avrebbe potuto dare di più
Fatico moltissimo nel fare bilanci, trarre conclusioni definitive, offrire certezze e classificazioni che spesso rischiano di trascurare persone, accadimenti, svolte significative nel tentativo, appunto, di tirare le fila. Tant’è, eccomi qui a rispondere alla richiesta di Varesenews. Con sincerità e con uno sguardo che tende a valorizzare e a ricordare più gli aspetti positivi, quelli che hanno maggiormente inciso sulla realtà trasfromandola (anche di poco) piuttosto che quelli negativi o, per meglio dire, “mal riusciti”.
Così nel ricordare il decennio trascorso, naturalmente in campo artistico culturale e museale, non posso che trovare riscontri decisamente positivi. Almeno per la mia personale esperienza.
Mi riferisco in particolare alla lunga strada che ha condotto la GAM a trasformare progressivamente la propria politica espositiva e culturale, ad ampliarla, qualificarla, renderla forte e riconoscibile a livello nazionale fino alla decisiva trasformazione in MAGA, all’inaugurazione della Fondazione Galleria d’Arte Moderna e contemporanea Silvio Zanella e della nuova sede espositiva (marzo 2010).
Un decennio per questo museo irripetibile e caratterizzato da un grande impulso progettuale e dal sostegno, non scontato, di una città che ha saputo scommettere sulla cultura, sull’arte, sui teatri, sull’istruzione. Ampliando lo sguardo verso l’intera provincia si distinguono alcune eccellenze che più di altre hanno caratterizzato questo decennio.
Mi riferisco a Villa Panza che, con la sua strepitosa collezione e all’intelligente politica espositiva di Anna Bernardini, ha saputo centrare la mission del museo; mi riferisco all’attività espositiva di SALE a Legnano che Flavio Arensi ha qualificato con rigore e serietà; mi riferisco infine alla riapertura del Museo del Volo, unico nel suo genere e grande scommessa per il territorio.
Così come ricordo alcune manifestazioni artistiche di grande sperimentazione che si sono distinte in questo decennio: il Premio Gallarate con ZAT. Zone Artistiche Temporanee (2004), mostra che ha fatto la storia dell’arte pubblica in Italia; Twister (2009), progetto regionale a rete con quattro enti della provincia, la GAM (capofila), il Premio Gallarate, Villa Panza a Varese e Museo Bodini a Gemonio, progetto espositivo legato alla stretta contemporaneità in cui per la prima volta a musei si sono messi in rete.
Un’unica vera lacuna emerge con insistenza: la difficoltà delle istituzioni culturali provinciali a ragionare in un’ottica di sistema, di una rete che rafforzi l’offerta, la renda coerente non solo e non tanto dal punto di vista turistico (fondamentale per la sopravvivenza delle istituzioni culturali) quanto piuttosto in quello progettuale e culturale. Diversi tentativi in questo senso hanno segnato l’ultimo decennio senza tuttavia avere la forza di giungere ad una identità capace di ottenere consensi e veicolare risorse.
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