Renato Guttuso, la vita
Nato a Bagheria, l'artista trascorse parte del suo tempo nella villa di Velate con la moglie Mimies. I suoi quadri sono esposti nei musei più importanti d'Itali
Un uomo solitario che passeggia tra le vie del suo giardino, in una atmosfera magica senza tempo. Renato Guttuso scelse di raccontarsi così in un autoritratto del 1983 ambientato nella casa di Velate. L’artista, infatti, non seppe resistere la fascino della quiete del piccolo borgo di Varese e negli ultimi anni della sua vita era solito trascorrere i mesi estivi nella villa circondata da un grande giardino alberato. Qui dipinse numerose nature morte e scorci di paesaggio. Nella cittadina di Bagheria dove era nato nel 1911 l’artista comincia a dipingere giovanissimo, non aveva ancora 13 anni, e a frequentare l’ambiente artistico di Palermo per debuttare alla Quadriennale di Roma a soli 20 anni e approdare a Milano. Sono gli anni in cui matura l’arte sociale, con un impegno morale e politico via via più scoperto, come si vedrà nelle sue opere successive. Finita la guerra si sposa con Mimies, fedele compagna che gli fa conoscere Varese e la residenza di Velate e che ritrarrà nel 1947.
Nel suo percorso artistico sarà poi la figura femminile a diventa dominante tra i suoi dipinti, dove ritrarrà anche Marta Marzotto musa ispiratrice e modella prediletta per lunghi anni. Nel 1972 dipinge I funerali di Togliatti, che diverrà opera-manifesto della pittura antifascista. Importanti opere sono presenti nei musei più importanti italiani. Guttuso si spense in isolamento, dopo la morte della moglie a Roma. Alla morte le sue opere sono state raccolte al museo di Villa Cattolica a Bagheria. In occasione del centenario della sua nascita una grande mostra antologia ricorderà a Roma e Gallarate l’opera del maestro.
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