I passaggi della vicenda

Nella relazione del presidente dell'azienda 3SG Paolo Caravati sono ricostruiti tutti i momenti, dalle decisioni del Cda alla sentenza della Corte dei Conti

Una buonauscita da 110mila euro e uno “scatto di pensione” per gli anni a venire: è quanto la casa di riposo comunale Camelot pagò all’ex direttore Giancarlo Durante come “incentivo a dimettersi”, al termine di una lunga e controversa gestione. La Corte dei Conti, che ha indagato sulla questione, ritiene che nelle scelte fatte dal consiglio d’amministrazione di 3SG – l’azienda sociosanitaria comunale – ci siano indizi di «gravissima anomalia gestionale»: per questo ora la cosa è stata segnalata alla Procura della Repubblica. I passaggi di tutta la vicenda sono stati chiariti ieri in consiglio comunale: li riportiamo sintetizzando e citando quanto scritto nella relazione trasmessa dal presidente dell’azienda 3SG, Paolo Caravati, al Comune.

 
Il 13 giugno il CdA – presieduto da Roberto Bosco (Forza Italia) stabilisce l’aumento di stipendio al direttore Durante da 201.903,39 a 401.903,45 da settembre. Il motivo? “futuri gravosi impegni che attengono la funzione”. Subito dopo, però, nella stessa seduta, Durante comunica che si dimette. Il CdA a questo punto gli attribuisce 110mila euro (nette) “a titolo di incentivazione all’esodo”. L’accordo che ne scaturì fu firmato il 27 giugno: l’ex direttore ebbe 110mila euro e una mensilità del nuovo stipendio, pari a 30915,65 euro, per il solo mese di settembre.
 
A fine luglio lo stesso direttore ha inviato la (sua) domanda pensionistica all’Inpdap (ente previdenziale dei dipendenti pubblici) prendendo come riferimento per il calcolo degli importi lo stipendio più basso, a settembre ha corretto il tiro mandando all’Inpdap come riferimento lo stipendio più alto.
Dopo aver chiesto chiarimenti a 3SG, l’Inpdap paga all’ormai ex direttore la pensione calcolata sullo stipendio più basso. All’interessato sembra una ingiustizia, si appella al Giudice per far valere i suoi diritti. Il giudice unico per le pensioni “accoglie le pretese del Direttore ” (sulla base dei documenti inviati dallo stesso direttore) e quindi l’Inpdap andrà avanti a pagare la pensione con l’importo più alto.
 
Il giudice però leggendo gli atti trova «univoci indici sintomatizi di gravissima anomalia gestionale» e trasmette gli atti alla Corte dei Conti della Lombardia e alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio. Il 16 novembre 2010 la Corte ha chiesto documenti per l’indagine, trasmessi poi da 3SG, che spiega anche “le motivazioni della maggiore somma d 401.903,45 euro; in particolare tale somma non avrebbe dovuto essere computata quale salario base”, perché era solo un premio d’incentivo pagato solo a setembre. E a questo punto 3SG ha rettificato il modello pensionistico, “sostenendo così la tesi dell’Inpdap”.
Ma la pensione maggiorata rimane. Così come i 110mila euro di incentivo ad andarsene.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Febbraio 2011
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