Quel treno ha travolto i sogni di Joel

Frequentava l'Ipc Falcone, corso per operatore di sala: è stata la preside a spiegare ai suoi compagni cos'era successo. "Era un ragazzino tranquillo, ma sveglio e capace"

Joel – il ragazzo morto martedì mattina a Venegono travolto dal treno – si alzava ogni giorno presto, per andare a scuola, un lungo viaggio in treno affrontato da solo. Voleva diventare un cameriere, lavorare nell’alberghiero come suo padre, e per questo aveva scelto l’IPC Falcone di Gallarate. «Era arrivato da noi da poco tempo, ma già si muoveva bene nelle attività pratiche» racconta Lara Corsato, la sua insegnante nel laboratorio di sala. «Si vedeva che era condizionato in modo positivo dal padre, che lavora in un’azienda alberghiera». Joel era tornato da un viaggio in Ecuador, era stato il padre a chiedere al Falcone di accettarlo a novembre, quando la scuola era iniziata da qualche mese. Per quel ragazzino «tranquillo, ma sveglio e capace» hanno trovato un posto nella 1° I Sala, la sezione dove si formano appunto i camerieri di sala. «La notizia – continua l’insegnante – è arrivata da un nostro alunno gli era stato riferito da altri studenti che prendono il treno a Venegono». La preside Carmela Locatelli (a sinistra nella foto con Corsato) ha parlato con gli insegnanti, poi in tarda mattinata ha raggiunto la classe di Joel, formata soprattutto da ragazzine, ma anche da qualche maschio. «Ho visto visi tranquilli, non lo sapevano. Ho chiesto loro se sapevano perché il loro compagno era assente. Quando ho detto loro la verità si sono messi a piangere».

Il ragazzo dell’Ecuador era arrivato da pochi mesi, ma i compagni lo conoscevano già bene, aveva un buon carattere e parlava bene l’italiano, dato che era nel nostro Paese da quando aveva nove anni. Aveva qualche difficoltà in alcune materie, ma compensava muovendosi bene tra i tavoli, forte dell’influsso del papà. Il mese scorso, al momento della consegna delle pagelle, gli insegnanti avevano chiesto di incontrare i genitori: «La mamma però deve badare alle due sorelline più piccole, non aveva tempo per venire fino a qui, così abbiamo dovuto dare a lui la pagella con una delega». La sua era una famiglia di lavoratori, senza nessuno che lo accompagnasse lo stesso Joel si sobbarcava un impegno non da poco per frequentare il Falcone, considerato prestigioso come istituto alberghiero. Per questo usciva di casa ogni mattina presto, vestito con la divisa di frequenza nera e bianca su cui spiccava lo zaino colorato; andava a Varese con le Nord e poi scendeva con le Fs giù fino a Gallarate, dove la scuola stava a poche centinaia di metri dalla stazione. La fatica di un ragazzino per imparare un lavoro e costruire un futuro semplice, sull’esempio dei suoi genitori.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Febbraio 2011
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