Crack Aiazzone, 13 mila truffati

S'allarga l'inchiesta sull'aziena rilevata da Semeraro e Borsano. Moltissime le persone che hanno acquistato i mobili pagandoli a rate e non li hanno mai ricevuti. Chiusi i punti vendita

Il “mito” di Aiazzone travolto dall’onta del fallimento.
Sono circa 13 mila le persone che si lamentano di essere state truffate. Mobili pagati e mai consegnati, punti vendita chiusi per “fantomatici” inventari. E la rabbia cresce mentre 800 persone sono ora a spasso, dipendenti e venditori di Aiazzone ed Emmelunga rimasti senza stipendio per quasi dieci mesi. La storia è abbastanza nota. Il fondatore di Aiazzone (lo slogan era “Provare per credere”) è morto in un incidente aeroe nel 1986. Le cose già non andavano bene ma la situazione è precipitata recentemente: nulla hanno potuto Renato Semeraro, un finanziere torinese, e Gian Mauro Borsano, l’ex presidente del Torino calcio ed ex deputato Psi, coinvolto in Tangentopoli, che avevano rilevato il marchio dalla vedova Aiazzone.
“Intanto le denunce non si contano più – scrive questa mattina il Corriere della Sera -, la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta e le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia Mirafiori ma i fascicoli sono pronti a partire per Roma dove già a settembre, dopo un’indagine della Guardia di finanza, i sostituti procuratori Francesca Ciardi e Maria Francesca Loi avevano iscritto nel registro degli indagati Borsano, i suoi due figli Giovanni e Margherita, Semeraro e il loro socio Giuseppe Palenzona, fratello del più noto Fabrizio, banchiere, presidente di Gemina e di Aeroporti di Roma. Le accuse sono gravi: bancarotta fraudolenta, evasione fiscale, riciclaggio, truffa. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti le società B&S, Aiazzone Network, Emmelunga, Emmedue, Emmecinque, per un totale di 200 punti vendita in tutto il Paese”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Marzo 2011
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