Legambiente lancia un monito contro il nucleare

L’associazione: “Se l'incidente fosse avvenuto in Pianura Padana sarebbe stato un'apocalisse per un terzo della popolazione italiana e un de profundis per la nostra pianura più fertile”

Se l’incidente nucleare fosse avvenuto in Pianura Padana, la nube radioattiva non avrebbe fatto il giro del mondo ma ci avrebbe fatto compagnia per mesi, e per decenni avrebbe impregnato il suolo. E’ questo il messaggio che ci arriva dal Giappone il giorno in cui si prevede l’arrivo nei cieli italiani delle masse d’aria provenienti dall’isola nipponica. I medici rassicurano, e noi con loro, da inutili psicosi: la nube ha percorso 15.000 chilometri, è assurdo temere che possa ancora portare con sé livelli pericolosi di particelle radioattive. Ma la lezione da imparare è un altra e ci riguarda da vicino: il Giappone è un’isola spazzata dai venti dell’oceano, la Pianura Padana invece è una conca dove per molti mesi l’aria ristagna in una “trappola” di inversione termica. L’incidente di Fukushima è quasi sicuramente più grave di come viene descritto fino ad oggi, già molte voci autorevoli – ad esempio l’istituto Centrale Austriaco di Meteorologia e Geodinamica – stimano che l’emissione di particelle radioattive di Iodio131 sia stata pari a metà di quelle del disastro di Chernobyl, nei soli primi quattro giorni dall’inizio dell’incidente, ma questa gravità è stata mitigata proprio dai venti che hanno disperso nell’Oceano, e in tutto l’emisfero nord, gran parte della radioattività. Quale scenario si sarebbe aperto se lo stesso incidente, magari provocato da un attentato terroristico, o anche un guasto molto più lieve, si fosse verificato in Pianura Padana? Tutta la radioattività sarebbe rimasta confinata entro una massa d’aria di appena 40.000 chilometri cubici, ricadendo al suolo e contaminando l’intera pianura agricola e i suoi 24 milioni di abitanti.
 
«Una classe politica responsabile non può sottovalutare i rischi comportati da una scelta nucleare in un Paese come il nostro, dove gran parte del territorio è sismico e il resto è sovrappopolato – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – Abbiamo altre risorse, rinnovabili e distribuite come il sole e il vento, che ci permettono di fare scelte energetiche diverse e sostenibili. L’Italia deve bloccare ogni velleità nuclearista, e i cittadini hanno l’opportunità di farlo votando Sì al referendum di giugno».
 
Gli ambientalisti danno appuntamento ai cittadini alla presentazione ufficiale del comitato referendario lombardo “Vota Sì per fermare il nucleare!”, previsto per domenica 27 marzo, alle 14.30, nell’ambito di “Fa’ la Cosa Giusta” la fiera milanese del consumo critico e degli stili di vita sostenibili.
 
«L’Italia, con un referendum popolare, ha deciso di uscire dal nucleare 24 anni prima che la stessa decisione fosse presa dalla Presidenza tedesca – conclude Di Simine -. Questo per noi è un enorme vantaggio, che dobbiamo difendere con il voto e con la spinta allo sviluppo delle energie alternative».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Marzo 2011
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