Il “parco degli spacciatori” fa paura
Il servizio delle Iene di Italia 1 ha dato visibilità ai pusher nei boschi del Gallaratese e ora molti chiedono interventi. Polizia e carabinieri arrestano, ma il mercato della droga è inesauribile: i clienti sono centinaia
Spacciatori armati di machete e tossici disperati. Gente che passa in gita a cavallo e insospettabili padri di famiglia che acquistano cocaina. È uno scenario sospeso tra normalità e criminalità, quello mostrato dall’attesa puntata delle Iene dedicata al "parco dello spaccio di Gallarate": oggi in città e sui social network se ne parla abbondantemente, tra paura, rabbia e curiosità. È davvero Gallarate quella rappresentata?
Di certo la telecamera delle Iene si è mossa in più punti, probabilmente nonsolo nel territorio comunale, ma anche nei posti intorno (il sito parla di
"campi del Gallaratese"). A guidare il complice della trasmissione ci ha pensato – con un pizzico di coraggio, visto che è conosciuto ai pusher – Simone, ex tossico ora uscito dalla dipendenza. Nei boschi i vecchi tossici – gente magari di 50 anni – si aggirano quasi come fantasmi, mendicano eroina e cocaina e non hanno più spazio per farsi i buchi. Ma ci sono anche insospettabili padri di famiglia, che comprano fino a 150 euro al giornodi cocaina, con una disponibilità di denaro notevole. Molti parlano dei furti, dell’oro venduto nei numerosi
"Compro oro" della zona per avere soldi per pagare: l’eroina si vende a 30 euro al grammo, la coca a 60. La scena che ha spaventato molti è quella in cui il ragazzo con la telecameraviene inseguito da una delle "sentinelle" dei pusher armata di un grosso machete. In una delle scene si vede persino un incontro "volante", con il giovane spacciatore maghrebino che esce dal bosco e raggiunge quella che le Iene chiamano "tangenziale" e che potrebbe essere la superstrada 336 (nella foto a destra).
Il servizio ha dato corpo – con immagini forti – ad uno scenario che è in realtà noto e contrastato giorno per giorno dalle forze dell’ordine. Indagini e retate sono state frequenti, a volte toccano anche le zone più centrali degli abitati (come pochi giorni fa a Lonate Pozzolo). Certo, le zone boschive sono davvero terra di nessuno, posti in cui dettano legge i pusher e le loro sentinelle, armate a volte con armi da fuoco o di grandi machete: la polizia ne ha arrestati nella zona di Gorla, ma anche nei boschi tra Samarate e Lonate e tra Busto Arsizio, la Valle Olona, l’alto milanese. Non di rado si arriva allo scontro fisico, alle aggressioni da parte degli spacciatori, come successe agli agenti del commissariato di Gallarate nei boschi di Cislago. In altri casi lo spaccio nelle zone isolate è una delle attività di gruppi criminali più ampi, come quello sgominato dai Carabinieri che da Cardano gestiva anche la prostituzione in strada.
Nonostante gli arresti i gruppi di spacciatori cambiano, si ricostituiscono, forti di un mercato florido, dove la droga non è più un fattore di esclusione sociale, ma un vizietto silenzioso e quasi accettato. Lo provano proprio le liste di "clienti" scoperte attraverso i telefonini dei pusher: dentro ci stanno operai e industriali, disoccupati cronici e ragazzi di buona famiglia. Il confine tra la realtà di tutti i giorni e quella allucinata della droga è labile. E ogni tanto c’incappano anche persone estranee, che si ritrovano quasi nelle mani dei pusher, accerchiati e minacciati solo per aver attraversato il bosco sbagliato.
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