Sgomberata dalla polizia l’ex Alfa
I lavoratori, che stamani si erano rifiutati di uscire dalle portinerie occupate, sono stati accompagnati fuori dai cancelli e si sono radunati all'esterno dello stabilimento
Sgombero questa mattina, 7 aprile, del presidio dei lavoratori di “Innova Service” davanti ai cancelli dell’ex Alfa Romeo di Arese alle porte di Milano, organizzato per protestare contro il licenziamento di 62 dipendenti dell’azienda che si occupa della manutenzione dell’area (nella foto, un presidio fuori dai cancelli). Alcuni lavoratori si sono chiusi all’interno delle portinerie rifiutandosi di uscire, mentre fuori dallo stabilimento si sono radunati carabinieri e agenti di polizia. «Di qui non ce ne andremo fino a quando i lavoratori non verranno ricollocati sull’area», ha spiegato Corrado Delle Donne, coordinatore dello Slai-Cobas. Il presidio è in corso da 55 giorni, con blocchi delle portinerie e altre manifestazioni di protesta organizzate quasi quotidianamente dai lavoratori licenziati, tutti ex operai Alfa Romeo ricollocati nell’azienda di servizi.
I lavoratori, che stamani si erano rifiutati di uscire dalle portinerie occupate, sono stati accompagnati fuori dai cancelli e si sono radunati all’esterno dello stabilimento. I sindacalisti dello Slai-Cobas sono stati convocati in Prefettura a Milano per un incontro, al quale parteciperanno anche il consigliere provinciale Massimo Gatti e il consigliere comunale di Milano Basilio Rizzo, sui licenziamenti degli ex operai dell’Alfa Romeo ricollocati nell’azienda di servizi.
“Questo è il biglietto da visita di Milano per Expo 2015, che si preannuncia come un evento di cui ci dovremo vergognare di fronte al mondo per decenni – è stato il commento del centro sociale Fornace, esternato in una nota – e che invece di essere un volano per l’economia, sarà un disastro per il territorio, in cui a conti fatti si perderanno posti di lavoro e si creerà una bolla speculativa i cui effetti si pagheranno per lungo tempo.
Da parte nostra la solidarietà e la vicinanza ai lavoratori e alle lavoratrici oggi sgomberati e che sono l’unico barlume di dignità che lascia una speranza, mentre i pescecani immobiliaristi e speculatori girano attorno alle aree dismesse del territorio sempre più affamati”.
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