Al via la riforma dei servizi sociali: da bancomat a rete sociale

L'assessore Margherita Silvestrini vuole ridisegnare i servizi sociali: meno erogazioni a pioggia e più attenzione a percorsi di autonomia, corresponsabilità, lavoro con il volontariato

Per i servizi sociali sarà una mezza rivoluzione. Da bancomat che dà assistenza ad un sistema di partnership sociale che coinvolga le associazioni e responsabilizzi chi si presenta agli sportelli: l’assessore ai servizi sociali Margherita Silvestrini ha presentato il suo piano di riordino prima alla commissione consiliare e poi al Terzo Settore. Perchè uno dei pilastri del rinnovamento è proprio il coinvolgimento attivo dell’associazionismo.

«La nuova logica – dice Silvestrini (nella foto) – è un cambiamento dell’approccio da cui deriva poi un cambiamento del metodo. Fino ad oggi abbiamo visto una gestione dei servizi, dobbiamo passare invece alla gestione del network sociale: l’ente comunale non può dare risposte a tutte le esigenze, serve coinvolgere la rete sociale portando ad un livello di corresponsabilità». Un movimento che renda partecipe maggiormente il volontariato, ma anche le stesse persone (o famiglie) seguite, nella direzione di «percorsi di autonomia», di mutuo aiuto, di welfare di prossimità. 
Il piano è già stato articolato in una serie di passaggi, per tutti i diversi settori, tenendo conto delle criticità esistenti e delle possibili soluzioni.Per alcune delle criticità esistenti ci si muove proprio in direzione di una maggiore compartecipazione: per ridurre le permanenze di minori in comunità si punta ad esempio ad aumentare i progetti di affido famigliare e a convenzioni specifiche. Per la gestione dei complessi di "case popolari" si prevede – oltre a nuove risorse per ridare dignità alle strutture più provate (nella foto, via Perugia) – anche l’introduzione del "custode sociale" già sperimentato in altre realtà, da Milano e Padova a piccoli paesi, passando dalla vicina cittadina di Samarate (con il progetto innovativo "Ti tutelo io"): residenti dei caseggiati che costruiscano reti sociali, diano una mano alle persone più in difficoltà, segnalino problemi. 
 «L’amministrazione comunale crede fortemente nella rete – dice l’assessore- . Vogliamo stipulare un patto: la comunità si fa carico del singolo, che si prende l’impegno di un percorso verso l’autonomia e di superamento del disagio esistente». Che la disponibilità di tante forze sociali sia reale, lo si misura anche dall’incontro tra Assessorato e Terzo Settore: nonostante il periodo estivo sono state circa 40 le realtà associative e di volontariato intervenute per confrontarsi sul nuovo approccio. L’obbiettivo è anche creare la celebre (per la polemica con il PdL) "mappa dei bisogni" che consenta di capire quali siano le necessità esistenti (anche quelle nascoste) e si integri con l’anagrafe del bisogno che raccoglie invece in un database gli interventi che già oggi si fanno.

Primo esempio: la gestione condivisa dei rifugiati
Una prima dimostrazione – parziale e nata in modo non programmato, ma sull’onda degli eventi – secondo l’assessore Silvestrini si può trovare nella gestione dell’arrivo dei rifugiati. «È in piccolo un esempio positivo: ognuno (il Comune, le associazioni, le comunità straniere) sta contribuendo dando il suo, chi più chi meno». Infatti sono state le stesse realtà sociali a proporre iniziative e a prendersi una parte di responsabilità nella gestione: Exodus con i suoi "ragazzi difficili", la Caritas, ma anche realtà considerate marginali e guardate come soggetti passivo, come le comunità straniere. «È un progetto che non solo dà una risposta immediata, ma siamo certi porterà ad un percorso positivo in questi mesi» spiega Silvestrini.

Il prossimo passo
Il primo progetto specifico da cui partire è lo sportello per famiglie con minori: «Lo chiameremo "sportello spontaneo": il progetto è già redatto, partirà a settembre e sarà un progetto sperimentale. In prospettiva si riorganizzeranno allo stesso modo tutti i settori».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Luglio 2011
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