Trionfa al Passaparola la “pastasciutta antifascista”
Grande successo per l'iniziativa del 25 luglio in ricordo della caduta del regime: oltre 60 i presenti. Elis Ferracini, portavoce del Comitato antifascista: "Vogliamo trasformarla in una festa nazionale"
Un piatto di pastasciutta, anzi 60 piatti, per ricordare la fine del regime fascista. Questa l’iniziativa voluta dal Comitato antifascista di Busto Arsizio in occasione dell’anniversario del 25 luglio 1943, il giorno in cui il Gran Consiglio del fascismo votò la sfiducia a Benito Mussolini. All’epoca, la famiglia Cervi festeggiò a Campegine offrendo un piatto di pasta a tutto il paese; ieri, al pub "Passaparola" di via Castel Morrone, il "funerale del fascismo" si è ripetuto a 68 anni di distanza, per la soddisfazione di tutti i presenti che hanno potuto gustare un piatto di pasta rigorosamente in bianco, condita con burro e parmigiano così come la prepararono i Cervi.
Per questa prima edizione l’iniziativa è stata portata avanti solo tramite il… passaparola, viste anche le ridotte dimensioni del locale ospitante, ma il successo è stato comunque considerevole: oltre 60 gli intervenuti, tra cui molti rappresentanti di associazioni partigiane e antifasciste del territorio. Presente anche il consigliere comunale del Pd Erica D’Adda, che ha polemicamente rilanciato il "vaffa" indirizzato qualche giorno fa da Alessandra Mussolini al deputato Emanuele Fiano per aver definito il Duce "un assassino". Nel corso della serata, allietata anche da un concerto di alcuni membri della Balcon Band, è stata contattata telefonicamente Rossella Cantoni, presidente dell’Istituto Cervi, che da anni organizza un analogo evento a Gattatico, in provincia di Reggio Emilia.
"L’iniziativa è andata molto bene – spiega Elis Ferracini, portavoce del Comitato antifascista – siamo motlo soddisfatti del clima, delle persone che hanno partecipato, dell’attività del Comitato che si sta sempre più aprendo alla città. Per il futuro abbiamo in mente di potenziare l’idea, rendendo la serata meno "intima" e cercando di riprenderci questa data, molto significativa e importante, che ha rischiato di cadere nel dimenticatoio. La festa del 25 luglio è un po’ un atto catartico, uno sfogo dopo la caduta del regime, dal forte significato simbolico". Molte le riflessioni emerse nel corso della serata, non soltanto riguardo ai fatti storici ma anche agli avvenimenti d’attualità: "Abbiamo parlato anche della Norvegia – commenta Ferracini – notando che, dopo le atrocità di Oslo e di Utoya, la risposta delle autorità è andata nella direzione di apertura e democrazia ancora maggiori. Lo stesso vorremmo fare anche nel nostro paese, cercare di portare la gente a collaborare e guardarsi in faccia". Il tutto è sfociato poi in una proposta concreta: fare del 25 luglio una festa nazionale. "Ci proveremo – conferma il portavoce del Comitato – cercheremo di estendere questo contagio virtuoso e fare sì che questo sia l’inizio di un percorso, da compiere naturalmente insieme all’Istituto Cervi e a chi vorrà aiutarci".
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