L’Italia vota per accellerare l’approvazione in Europa della legge sul “made in”
E' stata approvata con 524 voti la mozione che impegna, il governo ad intervenire nelle sedi comunitarie per l'approvazione della proposta di regolamento sul made in
«Quello di oggi è un risultato importantissimo che testimonia come lo spirito unitario che in certi casi la politica sa dimostrare porta a risultati che vanno a beneficio di tutto il Paese e dei suoi lavoratori». Lo dichiara Marco Reguzzoni, capogruppo della Lega Nord alla Camera, dopo l’approvazione con 524 voti della mozione da lui presentata che impegna, fra le altre cose, il governo ad intervenire con forza, nelle opportune sedi comunitarie, per arrivare alla rapida approvazione della proposta di regolamento sul made in e ad emanare in tempi celeri i regolamenti attuativi della Reguzzoni-Versace.
«Ringrazio i colleghi per il sostegno unanime alla mozione perché dobbiamo far sentire all’Europa che il nostro Paese nel difendere la produzione del tessile, della calzatura e della pelletteria è unito. E così deve essere – dice Reguzzoni – Chiedo pertanto al ministro Frattini, al ministro Romani, al nostro rappresentante in Commissione europea di farsi sentire anche con durezza, se necessario, per tutelare la nostra industria manifatturiera e la produzione dei nostri lavoratori. Perché dobbiamo intervenire con forza, nelle opportune sedi comunitarie, al fine di arrivare alla rapida approvazione della proposta di regolamento sul made in».
«I dati parlano chiaro – spiega il capogruppo leghista – e devono far riflettere: la sola industria tessile diretta aumenta le esportazioni che salgono a oltre 24 miliardi di euro e, pur avendo delle difficoltà in termini di occupazione, dà lavoro a 500mila persone con un numero di addetti per azienda pari a otto. Stiamo quindi parlando di aziende piccole o piccolissime, ma che costituiscono l’ossatura del nostro sistema produttivo e pagano i conti di tutto il Paese e anche di questa Camera. Noi dobbiamo difendere questa produzione e dobbiamo farlo con le unghie e con i denti».
«L’altro dato, che ci tengo a citare – prosegue il presidente dei deputati leghisti – è l’indagine del Centro Studi Confindustria: lì si dice che la recessione del 2008 e del 2009 e la ripresa del 2010 e del 2011 hanno accelerato i processi di spostamento del baricentro della produzione industriale mondiale a favore dei Paesi emergenti e in particolare dell’Asia orientale e meridionale a discapito dell’Europa e degli Stati Uniti. Al di là delle chiacchiere e al di là di tutto quello che si sente dire da gente che si improvvisa economista nei talk show della mattina, del pomeriggio e della sera, questo è il motivo per cui nel nostro Paese siamo in crisi. Noi dobbiamo rispondere tutelando la nostra produzione e i nostri lavoratori che rappresentano il bene primario di tutto il nostro territorio; per farlo, dobbiamo comportarci come per l’approvazione della legge n. 55, all’unanimità, essendo determinati con l’Europa, perché l’Europa non può solo chiedere ma deve anche consentire, a chi ha voglia di lavorare e ha la capacità di farlo, di produrre ricchezza per il bene di tutto il continente».
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