«Il nostro lavoro è vendere, ma anche controllare»
La contraffazione mette in allarme i compratori nel periodo di spese. Ma fidarsi è possibile, grazie ad alcuni accorgimenti. L’opinione di un’esperta del settore
Le feste portano i doni, e per regalarli bisogna comprare. E in un momento di crisi, tutti o quasi, devono fare più attenzione al portafogli. Lascia di stucco dunque sapere che lo shopping, per sé o per i regali di amici e parenti, è minato dalla piaga della contraffazione, portata tra l’altro alla ribalta in questi giorni da notizia di cronaca che riguardano anche il Varesotto.
Che fare? Abbiamo girato la domanda ad un operatore del settore che da anni ha pensato a come affrontare questo problema. Chiara Mattioni è una delle responsabili di Seconda Strada, «un punto di riferimento per chi ama la moda firmata a prezzi concorrenziali», dice.
Tecnicamente uno “stock and fashon”: il cliente va lì per cercare soprattutto capi firmati, “di marca”. Come affrontare quindi l’insidia di vendere jeans che, una volta indossati dal cliente, risultano fasulli?
«I controlli che facciamo sono a monte – spiega Chiara Mattioni -. Da parte nostra, in alcuni casi l’acquisto avviene presso le case produttrici, e qui di problemi non ce ne sono. Può capitare invece di acquistare campionario o stock di merci. In quest’ultimo caso, ci si affida ad un grossista. E qui, prima ancora che la merce arrivi, ci avvaliamo di un professionista del settore che consulta una sorta di black list: se il grossista è inserito in questo elenco, la merce non viene comprata».
Si tratta, insomma, di un controllo che precede la possibilità di far arrivare in negozio capi contraffatti.
«Nei nostri punti vendita – dice Chiara di Seconda Strada – abbiamo solo collezioni originali. Per garantire al cliente finale sempre e solo capi originali abbiamo un consulente esterno che verifica la provenienza e originalità dei capi. Questo chiaramente non per le collezioni che provengono direttamente dalle aziende come ad esempio “Desigual”, “Seventy”, “Caractère”, “Pepe” ma per i nostri fornitori di stock. Viene fatta un’indagine preliminare per verificare il tipo di attività del fornitore, se si tratta di un fornitore serio e affidabile con merce regolare si prendono contatti e poi a volte parte anche un secondo controllo sulla merce stessa (brand authenticy) prima di procedere all’acquisto».
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