Caso Chiaravalli: i sindacati chiedono un incontro al custode giudiziario
Domenico Lumastro (Fiom- Cgil) e Angelo Re (Fim Cisl) sono preoccupati sul destino del gruppo metalmeccanico gallaratese e chiedono un chiarimento
La Fiom-Cgil chiede un incontro urgente in merito alla situazione industriale e societaria del Gruppo Chiaravalli. «La vicenda del gruppo Chiaravalli ed il quadro che si sta delineando è di estrema gravità – dice Domenico Lumastro della Fiom – e siamo molto preoccupati perché le scelte spericolate della proprietà potrebbero portare a conseguenze disastrose per l’attività industriale. Come dimostrano gli accertamenti del nucleo tributario della guardia di Finanza, non sempre gli imprenditori sono alfieri di strategie industriali all’insegna dell’etica e della trasparenza».
« La Fiom-Cgil – continua Lumastro – ritiene molto gravi i reati che vengono contestati alla famiglia Chiaravalli e si augura che l’accertamento sul piano giudiziario e delle responsabilità che spetta alla magistratura, nella quale riponiamo la massima fiducia, non porti a conseguenze disastrose per l’attività industriale ed esiti drammatici sul fronte dell’occupazione. Nei prossimi giorni solleciteremo un incontro al custode giudiziario per avere al più presto un quadro dettagliato della situazione».
«Esprimiamo forte preoccupazione – aggiunge Angelo Re della Fim Cisl di Gallarate – per le conseguenze occupazionali che potrebbero conseguire all’inevitabile sequestro giudiziario dell’azienda. Chiediamo dunque che l’incontro con il custode giudiziario avvenga al più presto per capire quali intenzioni abbia e quali strategie intenda perseguire per mantenere i posti di lavoro. Esprimiamo inoltre un forte rammarico nell’apprendere che dietro al piano di rilancio industriale che l’azienda ha usato per argomentare alle maestranze le operazioni societarie di divisione della Chiaravalli in due società e successivamente di fusione con altri gruppi, vi erano gli obiettivi meno nobili su cui l’autorità giudiziaria sta indagando. Riteniamo ingiusto che 200 famiglie debbano pagare per gli errori commessi da chi ha amministrato l’azienda e faremo di tutto perché questo non accada».
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