Il procuratore Dettori va a Bergamo
Dopo 7 anni a capo della Procura di Busto è arrivata la notizia del suo trasferimento nella sede orobica. Durante il suo mandato è stata posta grande attenzione alle infiltrazioni mafiose e all'ambiente
Francesco Dettori andrà a dirigere la Procura di Bergamo. La notizia, attesa da qualche settimana, è arrivata e con 18 voti su 26 del plenum del Consiglio Superiore della Magistratura. Dopo 7 anni di reggenza della Procura di Busto Arsizio, arrivò nell’aprile del 2005 al posto di Antonio Pizzi, ora prenderà posto nell’ufficio più importante della Procura orobica. A Busto Arsizio ha tenuto una conferenza stampa qualche settimana fa quando ha sostanzialmente tracciato un bilancio dell’attività che lo ha visto protagonista in una procura di frontiera come quella bustocca. La mole di lavoro non indifferente garantita dall’aeroporto di Malpensa (traffico di droga e di soldi, contraffazione e appetiti dei grandi gruppi criminali) e dall’iperattivismo che contraddistingue, a livello economico, tutto il territorio abbracciato dalla procura di Busto sono stati un banco di prova importante per il procuratore uscente ma che, tuttavia, non lo hanno scoraggiato.
Nella sua relazione annuale ha sottolineato gli importanti passi avanti fatti, nonostante la pianta organica sia da sempre sottostimata dal ministero, anche nella riorganizzazione degli archivi, dove giacevano pendenza decennali, nell’assorbimento della grande mole di pagamenti nei confronti di terzi soggetti che hanno collaborato con la struttura di largo Giardino. Dettori, inoltre, vanta anche grandi risultati nella lotta all’inquinamento, grazie alla creazione dell’aliquota ambientale diretta da Davide Corbella, con la conclusione di numerose inchieste sull’inquinamento che rischiavano di finire dimenticate nei cassetti. Importante anche il lavoro di manutenzione straordinaria degli uffici, operato sotto la sua reggenza e grazie ai buoni rapporti con l’amministrazione comunale.
Francesco Dettori, una carriera decennale alle spalle che lo ha visto porsi senza timore anche contro i poteri forti, è stato per molti giovani sostituti procuratori, un maestro che ha saputo gestire forze giovani permettendo loro di occuparsi anche di inchieste scottanti che hanno riguardato anche uomini politici locali e grandi interessi. Anche le infiltrazioni mafiose (sia della ‘ndrangheta che della mafia) non sono sfuggite alla sua attenzione e le sue apparizioni in convegni e momenti pubblici sul territorio sono sempre state contraddistinte da moniti alle istituzioni e ai cittadini perchè si ponesse attenzione massima da parte di tutti sulla presenza di questi fenomeni, poi confermate dalle inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Milano, comptente su reati di stampo mafioso.
Solo dieci giorni fa "Il fatto quotidiano" gli dedicava un articolo a firma di Gianni Barbacetto che ricordava quando, ancora pretore a Milano, indagò sulle speculazioni edilizie di un giovane Salvatore Ligresti, ancora oggi tra i reucci del mattone italiano. In quel caso, si ricorda nell’articolo, rischiò di dover pagare di tasca sua un miliardo delle vecchie lire a causa di un vuoto legislativo sulla responsabilità civile dei magistrati.
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