La rivolta delle scuole paritarie: “L’IMU ci strangolerebbe”
Anche gli istituti privati e parificati del territorio temono l'introduzione della tassa sugli edifici. Il momento di crisi ha già ridotto il numero delle iscrizioni
Non basta la crisi a farsi sentire. Ora anche l’ipotesi di introdurre l‘IMU ( la vecchia Ici). Le scuole paritarie sono in subbuglio: in tempi difficili, le rette sulle spalle delle famiglie producono una contrazione delle domande di iscrizioni. Se la proposta di introdurre la tassa sugli immobili sarà estesa alle paritarie, per molte istituzioni sarà la fine.
Ne è convinto il presidente della scuola Bosina Bruno Specchiarelli: « L’ulteriore salasso dovrà per forza ricadere sulle famiglie. Il nostro bilancio è già costantamente sul filo dei pareggio e spesso interviene qualche contributo a mantenerci a galla per svolgere il nostro compito».
«Prima la crisi, poi i rimborsi che arrivano anche dopo 18 mesi, poi il taglio del buono scuola. Se adesso arriverà anche l’IMU il futuro diventa davvero difficile» Giulio Cova, preside dell’istituto Manfredini, descrive uno scenario abbastanza preoccupante, nonostante la sua scuola non sia direttamente coinvolta: « Noi siamo in affitto, per cui, questo problema non ci riguarda da vicino. Il contesto, però, è preoccupante e comprendiamo le ragioni di chi si oppone alla misura. Da anni chiediamo l’omologazione totale alle scuole pubbliche, anche per porre fine al problema della parificazione che va ottenuta ogni anno».
Anche il preside del Rosetum di Besozzo Filadelfo Ferri è incredulo: « È la riconferma che le scuole paritarie sono vittime di un pregiudizio. Sono considerate scuole per i ricchi e, quindi, non hanno bisogno di sostegno. Ci si dimentica, però, il lavoro sociale che noi svolgiamo. Si dimenticano tutte le scuole dell’infanzia e anche primarie a gestione privata che offrono un servizio dove lo Stato non c’è. Si dimentica che i nostri ragazzi costano molto meno alle casse pubbliche. Si ignora il fatto che siamo una risorsa per il paese».
In città, chi più chi meno, attende fiducioso che il pericolo passi senza fare vittime: « Io spero che alla fine prevarrà il buon senso – commenta Specchiarelli – I nostri genitori pagano già 240 euro a bambino alle elementari e 260 alle medie. Se ci chiederanno di pagare la tassa sull’immobile, non oso pensare a cosa succederà: i nostri alunni si riversaranno sul sistema pubblico e, invece di costare gli attuali 4000 euro all’anno, graveranno per 6000».
«Se una scuola produce reddito, così come gli ospedali, allora è giusto far pagare le tasse – afferma Ferri – Ma non è certamente il caso delle nostre realtà: le famiglie fanno parte del ceto medio, proprio quello più colpito dalla crisi. E noi già ci siamo accorti, con le iscrizioni, di quanto sia grave il periodo».
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