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Le difese: «Caianiello e Miano vittime di un calunniatore»
Secondo gli avvocati dei due condannati l'imprenditore che li accusa non è credibile «in quanto abituato a pagare per avere quello che vuole e accecato dalla rabbia perchè lasciato solo dalla famiglia e dalla politica»
«Paggiaro mente, non è credibile, è antropologicamente falso e lo fa per vendicarsi di tutte quelle persone che non lo hanno aiutato, ha deciso di colpire il faro più alto (Nino Caianiello, ndr) per poi tirare dentro tutti». E’ dell’avvocato Stefano Besani l’arringa più dura nei confronti del grande accusatore Leonida Emilio Paggiaro. Secondo Besani, infatti (ma lo ripeteranno anche gli avvocati Talamone e Cicorella), non si può prescindere dalle parole del giudice per l’udienza preliminare Nicoletta Guerrero che aveva assolto Gigi Bossi e Federica Motta dall’accusa di concussione per la vicenda dell’area di viale Stelvio non avendo ritenuto credibili le affermazioni dell’imprenditore. Besani si sofferma poi sulla figura dell’imprenditore di successo che, isolato dalla famiglia, moglie e figlie alle quali ha intestato tutto il suo ingente patrimonio, «ha cercato nella politica l’arma per potersi vendicate e che, sentitosi respingere anche da questa, avrebbe cominciato a raccontare un castello di bugie agli inquirenti con l’unico scopo di riottenere quello che lui crede suo». Non viene tralasciato il fatto che Paggiaro «ammette candidamente di essere un grande evasore fiscale con corrieri che facevano su e giù dalla Svizzera per portargli i soldi con i quali asserisce di aver pagato amministratori pubblici. In un caso accusa anche il progettista lonatese Rivolta che dice, orgogliosamente, di aver pagato per costruire 21 mila metri quadrati a Lonate Pozzolo».
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L’avvocato Talamone, invece, si sofferma sulle testimonianze che hanno corroborato, durante il dibattimento, le posizioni del Paggiaro: «Mi è bastato fare alcune visure camerali per poter ricostruire i collegamenti stretti tra Montanari e Landini con il Paggiaro e la sua nuova compagna – spiega – entrambi, guarda caso, sono alla guida di società riconducibili o al Paggiaro stesso o alla di lui compagna». Cicorella le definirà «teste di legno alle quali affidare responsabilità sue». L’arringa finale dell’avvocato Cicorella dura quasi due ore ed è tutta incentrata sull’inesistenza della verità nelle parole del Paggiaro: «Quest’uomo ha furbescamente preso fatti veri, come le diverse approvazioni della giunta o del consiglio comunale, oppure le normali visite dell’architetto Miano sul cantiere, normalissime per un progettista, e li ha ri-raccontati aggiungendoci fantasiose minacce e altrettanto fantasiose dazioni di danaro». Le ricostruzioni articolate dei legali non sono comunque bastate a convincere i giudici che hanno deciso per la condanna. L’unico commento a corredo della sentenza è dell’avvocato Besani: «Credo che con questa sentenza si sia detto, in buona sostanza, che l’intera giunta comunale guidata dall’allora sindaco Mucci, fosse sottomessa al potere di Caianiello ma nessun’altro, a parte lui, è stato indagato».
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