In Lombardia crescono le esportazioni non le reti di impresa

Presentato nella sede di Confindustria dell’Alto Milanese il rapporto sull'export delle imprese lombarde: oltre 104 miliardi di euro, il picco più alto degli ultimi dieci anni. A misurarsi con i mercati esteri sono per lo più piccole industrie manifatturiere

Internazionalizzare e innovare. Sono questi i verbi che risuonano nei convegni sullo stato di salute delle imprese in tempi di recessione. Internazionalizzare è una sorta di comandamento che non si puo’ ignorare, ma non si capisce se debba venire prima, dopo o durante il processo di innovazione. Un giovane imprenditore, Luca Donelli, della Donelli-Alexo, impresa che aderisce all’Energy Cluster (rete di imprese che opera nel settore dell’energia), durante un recente convegno dedicato alle aggregazioni di imprese, ha affermato che i due momenti possono anche coincidere perché «per internazionalizzare si puo’ scegliere di andare nei grandi paesi dove ci sono piccoli margini». Oppure,  con un gesto vecchio ma di questi tempi innovativo «prendere una valigia e partire per mercati sconosciuti e piccoli. Ancora meglio se lo si fa con qualcun altro, anche se di un’impresa concorrente. Allora sì che si possono fare grandi margini».
Gli imprenditori lombardi sono ritornati a fare le valigie, come prima della crisi. I dati del rapporto annuale sull’internazionalizzazione delle imprese lombarde, presentato nella sede di Confindustria dell’Alto Milanese a Legnano, dicono che il livello di esportazioni nel 2011 è cresciuto dell‘8,4% rispetto al 2010, per un totale di oltre 104 miliardi di euro, raggiungendo così il picco più alto degli ultimi dieci anni.
Anche se non ci si allontana ancora troppo dall’Europa, con Francia, Germania e Svizzera in cima alla lista dei paesi preferiti dagli imprenditori, i nuovi mercati, quelli non-Ue per intenderci, iniziano ad avere numeri interessanti. Gli Emirati Arabi fanno registrare  + 36,1%, il Brasile + 23,6%, la Turchia + 23,6%, Cina e Russia si attestano a + 11%. Tendenza che viene confermata anche dalle previsioni per il biennio 2012-2014: il 18 % delle 1.400 imprese che facevano parte del gruppo campione ha infatti affermato di voler sviluppare la propria attività in un paese dell’Europa centro-orientale non appartenente alla Unione Europea. «Il business- ha detto Gian Angelo Mainini presidente Confindustria Alto Milanese – si sta sviluppando sui mercati lontani dove la concorrenza è più serrata. Quindi occorre supportare le imprese in questa fase con servizi specialistici, tra cui l’organizzazione di missioni all’estero. A giugno andremo in Russia ».
Le più internazionalizzate sono le imprese industriali (77%) per la stragrande maggioranza appartenenti al manifatturiero nel settore della meccanica e dei trasporti, sistema moda e prodotti elettronici. Si tratta per lo più di imprese di piccole dimensioni: il 48,1% ha meno di 15 dipendenti e il 76,6% ha meno di 50 dipendenti.
Anche nel convegno di Legnano, per superare il «nanismo» delle imprese e aumentare la scarsa massa critica necessaria per impattare con i mercati stranieri, si è parlato di aggregazioni e reti di impresa, tema fin troppo magnificato rispetto alla realtà dei fatti. Il rapporto dice che il 30% delle imprese interpellate dichiara di essere disposta a prendere in considerazione l’ipotesi di aggregarsi ad altre imprese per internazionalizzarsi. Si tratta di intenzioni, perché a tutt’oggi in Italia le reti di impresa sono poco più di trecento. Ancora troppo poche, dunque, per poter già parlare di un’esperienza significativa anche in Lombardia.  «E’ vero – conferma Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia – ma le reti sono un’evoluzione dei distretti industriali, qualcosa di nuovo e perciò vanno sostenute perché permettono alle imprese di raggiungere una dimensione adatta per penetrare mercati difficili, vista la difficoltà della domanda interna. Ci sono già realtà che operano come rete per la distribuzione di prodotti sul mercato russo. La rete puo’ essere utilizzata anche per la ricerca, un esempio è Intellimech, nata al Chilometro Rosso di Bergamo, a cui partecipano imprese di dimensioni diverse».
Non ci puo’ essere internazionalizzazione, e tantomeno innovazione, senza soldi. Gli imprenditori chiedono perciò alle banche – Intesa SanPaolo era tra i partner dell’iniziativa di Legnano- e alle istituzioni di fare la loro parte.  «I tagli hanno ridotto le risorse al lumicino – ha concluso Andrea Gibelli, vicepresidente di Regione Lombardia e assessore alla Attività produttive – ma abbiamo fatto un accordo per 500 milioni di euro con la Banca europea per gli investimenti (Bei) che permetterà a molte imprese lombarde di fronteggiare questo momento con interventi di sostegno al circolante. Inoltre, l’imprenditore non dovrà più andare fisicamente in Regione, perché potrà accedere a tutte le informazioni dei bandi e ai finanziamenti direttamente dal nostro portale. Il monitoraggio dei nostri server ha rivelato che i collegamenti avvengono per lo più tra le ore 18 e le 21. Segno che i nostri imprenditori prima alzano la saracinesca e dopo aver lavorato impegnano altro tempo per il futuro della loro impresa».

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Pubblicato il 28 Marzo 2012
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