Linea dura sui frontalieri: “Portiamo i ristorni al 12.5%”
Il Consiglio Nazionale elvetico ha deciso di far propria la posizione del Canton Ticino che vuole trasferire meno soldi ai Comuni italiani. "L'Italia è ostile al libero scambio e alla libera concorrenza"
Ridurre i ristorni dei frontalieri destinati ai Comuni italiani dal 38 al 12%: è la linea politica che il Consiglio Nazionale – la camera bassa del parlamento elvetico – ha deciso di adottare su proposta del Canton Ticino, che ha già adottato una deliberazione in questo senso. «L’Italia è ostile al libero scambio, ostile alla libera concorrenza, e negoziare coi guanti bianchi non porterà ad alcun risultato» ha attaccato Fulvio Pelli, il relatore della commissione che ha invitato il Nazionale a sostenere la rivendicazione del Ticino sul tema. «Il Canton Ticino la sa lunga in materia di rapporti con l’Italia . Dategli una volta retta, invece di mandare a Roma – ha ironizzato – svizzero-tedeschi che non sanno l’Italiano e trattano in inglese».
E del resto il voto del Consiglio Nazionale – con l’indicazione precisa del taglio al 12% dei ristorni – decreta anche un cambiamento parziale di linea a livello di Confederazione, considerato che nell’autunno scorso gli Stati (la camera alta del Parlamento) avevano respinto la proposta del Canton Ticino, preferendo un testo meno drastico sulla modifica degli accordi. Il testo della mozione approvata dagli Stati è infatti più generica, chiede di rimediare all’assenza di reciprocità per quanto riguarda la tassazione degli Svizzeri che lavorano nella fascia di frontiera italiana e di «valutare i recenti cambiamenti della realtà socioeconomica delle regioni di frontiera direttamente interessate dall’accordo del 1974 e ridefinire la natura del versamento compensativo adattandolo alle circostanze attuali».
La decisione del Consiglio Nazionale è destinata ad accrescere le preoccupazioni dlele comunità di confine tra Italia e Svizzera, già alle prese con la questione degli arretrati ancora bloccati.
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