Vespe e calabroni: attenzione alle punture

Corso di allergologia all'ospedale Sant'Anna di Como dove si affronta un tema che sta per diventare di attualità. Per i soggetti a rischio esiste il vaccino

Con le loro punture vespe, api e calabroni possono causare reazioni allergiche. Non si tratta del solo gonfiore e fastidio localizzato, ma di effetti ben più gravi che, nelle persone predisposte, in Italia 3 ogni 100, possono causare dall’orticaria allo shock anafilattico.
Questo argomento sarà approfondito durante il VI Corso di Allergologia e Dermatologia Entomologiche, organizzato dall’Accademia Nazionale Italiana di Entomologia – Scuola di Alta Formazione “M. La Greca” in collaborazione con l’Ambulatorio di Allergologia dell’ospedale Sant’Anna, cui è affidata la Segreteria Scientifica. Al convegno interverranno alcuni tra i più importanti esperti italiani in materia che tratteranno, tra gli altri, temi quali l’epidemiologia, la terapia d’urgenza, l’immunoterapia e presenteranno anche casi clinici. Gli iscritti al convegno provengono da tutta il Paese, ma in particolare dal Sud dove non vi sono centri specializzati come quello del Sant’Anna.

«Ogni anno – spiega Marino Mauro dell’ambulatorio di Allergologia del Sant’Anna, collocato in via Napoleona a Como – in Italia muoiono dalle 8 alle 10 persone a seguito di puntura di imenottero. Il veleno di api, vespe e calabroni, infatti, non contiene solo sostanze tossiche come l’istamina e le proteasi, che causano il gonfiore localizzato, ma anche sostanze allergizzanti. Esiste un test per individuare le persone allergiche e queste, se risultano positive, possono essere vaccinate con un’efficacia protettiva pari al 98%». 

Le reazioni allergiche

Per quanto riguarda le reazioni alle punture, queste si distinguono in reazioni locali e reazioni generalizzate. «Le reazioni locali – prosegue la dottoressa Mauro -, cioè edema (gonfiore) attorno alla sede della puntura, possono essere irritative oppure allergiche: nel secondo caso il coinvolgimento locale è importante, con edema della parte interessata di almeno 8-10 cm, spesso estesa a tutto l’arto se la puntura ha coinvolto per esempio la mano”. Le persone che hanno avuto una reazione di questa portata sono quelle che possono sottoporsi ai test specifici.
Le reazioni generalizzate, invece, solitamente insorgono entro mezz’ora, spesso pochi minuti, e vengono suddivise in quattro crescenti gradi di gravità:
1° grado: orticaria generalizzata, prurito, malessere, ansia;
2° grado: i sintomi precedenti più almeno due dei seguenti: angioedema, vertigini, nausea, vomito, diarrea, addominalgie;
3° grado: i sintomi precedenti più almeno due dei seguenti: dispnea, secchezza delle fauci, disfagia, disartria, obnubilamento, angoscia con senso di morte imminente;
4° grado: i sintomi precedenti più almeno due dei seguenti: cianosi, ipotensione, collasso, perdita della coscienza, incontinenza sfinterica.
I rischi  
«La storia naturale di questa allergia – prosegue l’allergologa – prevede che i soggetti che hanno presentato una reazione locale estesa abbiano un rischio di anafilassi, cioè una grave reazione allergica, ad una successiva puntura di circa il 5%. I pazienti che hanno invece manifestato una reazione generalizzata alla puntura di imenottero presentano un rischio globalmente del 50% di anafilassi ad una successiva puntura. Tale rischio è influenzato dal tipo di reazione, più elevato per manifestazioni gravi con interessamento respiratorio e cardiocircolatorio (70%), e più basso per reazioni generalizzate limitate alla cute o all’apparato gastroenterico (30%). Il paziente che ha presentato reazioni dopo puntura di imenotteri deve essere valutato attentamente dallo specialista con un’accurata anamnesi e test allergologici specifici in vivo e in vitro17».

Test e vaccino
I test in vivo si eseguono sulla cute con veleni purificati di Ape, Vespula, Polistes e Calabrone. «Grazie al nostro Laboratorio Analisi, diretto dal dott. Gianni Giana – aggiunge Mauro – per i test del sangue abbiamo a disposizione allergeni molecolari di ultima generazione, detti ricombinanti. Una volta identificata grazie a queste prove la persona a rischio di nuove reazioni sistemiche, si deve adottare la terapia farmacologica di emergenza e, soprattutto, l’immunoterapia specifica ovvero il vaccino, un trattamento preventivo di grande valore principalmente indicato per gli adulti e, in casi attentamente selezionati, anche per i bambini. Le dosi di vaccino si somministrano una volta la mese per cinque anni consecutivi».
L’Ambulatorio di Allergologia dell’ospedale Sant’Anna, collocato nel Poliambulatorio di via Napoleona, segue circa 500 pazienti l’anno, di cui una ventina sono bambini, che provengono oltre dalla provincia di Como, anche da quelle di Varese e Lecco e dal milanese.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Maggio 2012
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