Arcari: “Servono nuove logiche. L’Insubria deve voltare pagina”
Più attenzione al territorio, trasparenza ed efficienza. Le proposte di Anna Maria Arcari candidata rettore dell'università dell'Insubria
Il candidato:
Anna Maria Arcari, professore ordinario della facoltà di economia ha svolto per l’Università dell’Insubria, funzioni all’interno delle commissioni Erasmus, Internazionalizzazione, Esami di Stato e formazione per Dottori Commericalisti, vice-direzione di dipartimento (fino al 2004). Dal 2004 è presidente del Nucleo di Valutazione di Ateneo e del Comitato Pari opportunità. Si è laureata all’università Bocconi nel 1978 con una specializzazione in Amministrazione e Controllo e una tesi in organizzazione del lavoro, ha operato presso la stessa università fino al 2000, dapprima in qualità di borsista e successivamente di ricercatore. Nell’anno accademico 2000-2001 ha iniziato la sua collaborazione con l’Università dell’Insubria, inizialmente in qualità di associato e successivamente di professore ordinario, presso la facoltà di economia dell’Università dell’Insubria. Leggi il curriculum completo
Professoressa Arcari, quali motivazioni l’hanno portata a candidarsi?
«In questi anni, per l’università dell’Insubria, ho rivestito diversi incarichi. Mi sono occupata delle commissioni Erasmus e Internazionalizzazione e nel 2004 sono stata nominata dal rettore presidente del Comitato pari opportunità e del Nucleo di valutazione. Ed è proprio nel corso di questa esperienza che è maturata l’idea di candidarmi. Per sette anni ho lavorato, insieme anche al mio candidato vicario, il professor Parola, con una visione dell’ateneo super partes, aldilà delle problematiche specifiche. Abbiamo avuto modo di conoscere da vicino il funzionamento e le questioni aperte dell’università ma anche di elaborare progetti e idee. La governance precedente è stata molto compiacente nei nostri confronti, ha sempre manifestato apprezzamenti anche se spesso in concreto ha poco applicato le nostre linee e suggerimenti. Sarebbe un peccato lasciare cadere le proposte che sono il risultato di un lavoro di anni».
Quali sono in questo momento le priorità per l’università?
«Dipende dai punti di vista: dal lato della gestione sicuramente è necessario un cambio di passo. Il modello di gesione dell’Insubria è stato ereditato dai vecchi atenei, è molto farraginoso e burocratico. Occorre un’organizzazione più efficiente e snella e processi in grado di esaltare condivisione delle decisioni e trasparenza. Nel nostro programma abbiamo sottolineato un punto: l’università ha bisogno di un maggiore sguardo internazionale ma anche più attenzione al territorio. Sentiamo la necessità di avviare seriamente nuove iniziative per perseguire la cosidetta "terza missione", quell’apertura al territorio che permetta di creare occasioni di conoscenza e di crescita reciproche. Ci siamo anche interrogati sul modo concreto per farlo che, attenzione, dovrà essere sempre a doppio senso. Penso ad esempio che sia arrivato il momento di aprire ai rappresentanti del territorio gli organi di governo ma anche, al tempo stesso, di essere considerati nella scelte politiche che riguarda la crescita territorio sotto più punti di vista: i piani di sviluppo, i trasporti, le infrastrutture, le occasioni di socialità, la cultura… È arrivato il momento di fare qualcosa di nuovo e di diverso per l’ateneo».
…e che cosa invece "salverebbe" di quello che già esiste?
«Cosa salvo? La grande disponibilità e professionalità delle persone che lavorano per l’ateneo. Ho avuto modo di conoscere tanti docenti e personale molto validi ma che devono trovare chi li sostiene dal punto di vista motivazionale. Anche le piccole dimensioni sono un pregio anche se dobbiamo ancora crescere. Non possiamo rimanere con questo numero di matricole. Il dato è sicuramente da intepretare, ma è chiaro che soffriamo la concorrenza dei grandi atenei. Dobbiamo diventare più attrattivi. Anche perché poi la soddisfazione generale è elevata. L’Insubria, grazie anche alla sua dimensione, ha molte qualità: un’attenzione mirata allo studente, contatti diretti con i docenti, un contesto economico vivace nonostante le difficoltà e la crisi».
Qual è la carattersitica o la proposta che maggiormente la contraddistingue dagli altri candidati?
«Innanzi tutto il mio profilo professionale. Sono laureata in economia con specializzazione in management e amministrazione finanziaria e controllo. Ritengo che un rettore oggi, all’Insubria come in qualsiasi altro ateneo, oltre al ruolo politico dovrà avere anche altre competenze. La fase è molto delicata, serviranno anche capacità di carattere gestionale. E questo tipo di competenze gli altri non ce le hanno. Ritengo inoltre che alcune decisioni, prese in passato e che si sono rivelate dannose per l’ateneo, sono anche resposabilità degli altri due candidati. Infine mi consenta una replica a chi mi ha definito "aggressiva". È una qualità che non mi appartiene assolutamente, non lo sono mai stata e sinceramente non comprendo le ragioni di questo attacco personale. Chi mi conosce sa che sono una persona molto chiara nella comunicazione, mi piace essere trasparente e sincera, non certo aggressiva».
Il prorettore vicario proposto dalla professoressa Arcari è Alberto Parola, professore ordinario del Dipartimento di Scienze e alta tecnologia di Como.
Leggi il programma presentato:
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