Lattuada: “Resto consigliere, mai stato razzista”
Di fronte alla richiesta di dimissioni da parte del Pd, dopo il rinvio a giudizio per istigazione all'odio razziale, il consigliere Pdl replica ai colleghi dell'opposizione
Checco Lattuada risponde con un «non ci penso nemmeno» alla richiesta di dimissioni dal consiglio comunale formulata dai consiglieri del Pd sotto forma di mozione che verrà discussa in uno dei prossimi consigli comunali. La mozione dei democratici chiede al consiglio di esprimere il proprio orientamento affinchè giunta e sindaco invitino il consigliere Lattuada a dimettersi sia dalla carica di consigliere comunale che da quella di consigliere della fondazione Blini. Su quest’ultimo incarico, invece, il consigliere Pdl dichiara di «averne parlato col sindaco Farioli il quale, in qualità di presidente della Fondazione, prenderà la decisione migliore».
Il rinvio a giudizio nell’ambito dell’indagine della magistratura varesina per istigazione all’odio razziale non sembra averlo scomposto più di tanto: «Sono sereno – ha dichiarato – e sono convinto che quella sera nel locale da me gestito non si è festeggiato alcun compleanno di Hitler. La mia storia politica conferma che non provengo da quegli ambiti così come conferma il fatto che non sono mai stato razzista». Secondo la sua ricostruzione dei fatti – dunque – quella sera «si è svolta una cena trascesa in un eccesso di goliardia a causa di un amico che ha imbracciato una chitarra e si è messo a cantare stornelli modificando i testi delle canzoni». Quei contenuti inqeuivocabili, riportati anche nelle motivazioni del rinvio a giudizio, erano solo uno scherzo andato un po’ oltre e nulla di più. Lattuada sente che il Pdl è dalla sua parte e non teme la discussione che ne conseguirà in sala esagonale.
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