Dalla Grecia al Camelot, per “studiare” la terapia per l’Alzheimer
Una delegazione di neurologi in visita alla struttura comunale di via Sottocorno: è il primo luogo in Italia dove si sperimentano insieme le cure non farmacologiche del "treno della memoria" e della "terapia della bambola"
Al nucleo Alzheimer della 3SG di Gallarate – l’azienda di servizi socio-sanitari del Comune – si sperimentano insieme i nuovi metodi di terapia non farmacologica. Una particolarità che ha spinto fino a Gallarate una delegazione di medici neurologi dell’Associazione Alzheimer di Salonicco, accompagnati dalla dott.ssa Britt Marie Egedius (creatrice della prima Empathy Doll e fondatrice della "terapia della bambola").
In via Sottocorno, secondo il modello svedese, sono messe in rete e coordinate le diverse terapie, con un unico obbiettivo: agevolare la domiciliarità, cioè la permanenza della persona malata di Alzheimer all’interno della sua rete affettiva e del suo ambiente di vita. Un modello assistenziale e terapeutico innovativo che supporta le terapie convenzionali accompagnando la famiglia nel percorso di cura, evitando la solitudine e l’isolamento sociale di chi – malati (1 milione in Italia) e famiglie – sono colpiti da Alzheimer o altre patologie.
La delegazione greca e la dottoressa Egedius hanno visitato la 3SG insieme al vicepresidente dott. Benedettino Soldavini, al direttore generale Manila Leoni e allo staff del " treno", insieme al dottor Ivo Cilesi, psicoterapeuta. Fulcro del complesso di servizi del “Treno della Memoria” , è proprio il “Therapeutic Train”: un vero e proprio scompartimento di treno, ricostruito così come se fosse reale, con posto per 4 passeggeri (foto a destra e qui sotto). L’idea è stata quella di rappresentare un habitat che diventa spazio terapeutico: sul monitor, inserito al posto dei finestrini, grazie ad un
sistema computerizzato, scorrono filmati di ambienti esterni ripresi da treni in movimento e sono riprodotti i suoni reali di un treno in movimento. Un viaggio vero e proprio, in cui il malato di Alzheimer attraversa i propri ricordi, il passato ritorna presente e restituisce serenità e benessere.
Il progetto nasce dalla riflessione che per il malato di Alzheimer l’ambiente chiuso viene percepito come uno spazio contenitivo, che potenzia il distacco dalla realtà rinforzando il desiderio di fuga e l’insorgenza di disturbi comportamentali. L’idea del viaggio premette al malato di vivere questa esperienza creando una situazione strutturata ma virtuale che veicoli le emozioni in un ambiente sicuro e protetto. Ma “Il Treno della Memoria” comprende anche la stanza multisensoriale per la riabilitazione cognitiva, l’utilizzo di Paro, una foca robot, per la pet therapy al posto di animali in carne ed ossa (la foca è stata scelta perchè considerata tranquillizante); la terapia della bambola in cui i malati di Alzheimer sono alle prese con una bambola le cui caratteristiche attivano relazioni che favoriscono la gestione e in alcuni casi la diminuzione di disturbi del comportamento (nella foto: la dottoressa Egedius e il vicepresidente 3SG Soldavini).
Queste le principali novità del progetto, che può contare anche su interventi più classici di terapie espressive e di stimolazione: Arteterapia, Stimolazione Cognitiva, Memory Training, Orientamento spazio temporale.
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