Grazie alla Day surgery si limita il taglio di posti letto
Molti medici e specializzandi al terzo congresso sulla Day Surgery. Tra gli ospiti, il futuro presidente della Società di chirurgia ambulatoriale e DS
Il presente e il futuro della Day Surgery sono stati al centro del terzo convegno scientifico organizzato dal reparto dell’ospedale di Circolo con il coordinamento del dottor Martino Cantore. In una sala gremita, presenti il sindaco di Varese Attilio Fontana, il direttore sanitario dell’azienda ospedaliera Roberto Riva e il presidente dell’Ordine dei Medici e dei Chirurghi Roberto Stella, i relatori hanno affrontato i diversi aspetti di una branca della chirurgia in grande espansione, nonostante alcuni ostacoli che vanno ancora superati. Il progresso scientifico tecnologico ma anche nuove organizzazioni ospedaliere hanno indotto molti ospedali ad aprire centri dedicati alla chirurgia in giornata. Un’ernia inguinale, per esempio, un tempo veniva curata avvicinando chirurgicamente i muscoli, per cui bisognava controllare che le suture tenessero. Oggi, invece, si colloca una specie di tappo che blocca la fuoriuscita con un intervento mininvasivo.
« Ci sono due ordini di problemi – spiega il dottor Luigi Conte, responsabile della DS dell’ospedale di Udine Santa Maria della Misericordia e futuro presidente della società medica di specialità – uno di tipo organizzativo e uno culturale. In alcune aziende, per esempio, non esistono percorsi dedicati per i pazienti che vengono dimessi in giornata. Può capitare, dunque, che una persona da dimettere in serata si trovi di fianco a una che ha subito lo stesso tipo di intervento ma che viene trattenuto. C’è il rischio che, dalla vivinanza, emergano dubbi e preoccupazioni nel primo paziente che ritiene più sicuro rimanare in osservazione in ospedale più a lungo, non sapendo che esistono casi diversi in cui è possibile trattare in DS, casi che dipendono anche dalle condizioni fisiche del paziente, dal tipo di intervento e da molti altri fattori troppo complessi da spiegare».
Il problema culturale, invece, è tutto interno alla categoria dei medici chirurghi e riguarda il rapporto tra qualità di un chirurgo e la complessità degli interventi da lui attuati: « In effetti c’è qualche resistenza in questo senso – spiega il dottor Conte – dimenticando, però, che la grande maggioranza degli interventi di cui ha bisogno la popolazione è di complessità medio bassa. Si deve perseguire, dunque, il benessere della collettività e dare ciò di cui si ha bisogno, senza il timore di perdere la reputazione. Oggi, la DS copre circa il 48% dell’intera attività chirurgica, mentre in Gran Bretagna si arriva al 70%. Dobbiamo, quindi, crescere ancora, investire in formazione e informazione. E, soprattutto, evitare che si torni indietro. Oggi la day surgery è un’ottima risposta ai nuovi parametri legati al numero di posti letto. L’utilizzo dei nostri letti può arrivare anche al 200%: migliorando i percorsi in DS, si libererebbero letti e risorse per dedicarsi ai casi più complessi. In questo momento dobbiamo lavorare per ottenere il riconoscimento della qualità della nostra attività che ha vantaggi non solo economici ma anche medici».
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