“Basta polemiche sulla Fondazione Blini, serve una sveglia”
Matteo Tosi, direttore dimissionario dell'ente giovanile, si scaglia con la politica e in particolare con Marco Cirigliano e Ivo Azzimonti dopo l'ultima commissione cultura che ha trattato il tema del rilancio della fondazione
Fondazione Blini e giovani. La polemica continua attorno all’ente che dovrebbe favorire le attività culturali dei giovani della provincia di Varese. Il direttore della fondazione, dimissionario, Matteo Tosi risponde alle dichiarazioni fatte dall’assessore Ivo Azzimonti e dal consigliere comunale Marco Cirigliano durante l’ultima commissione sul tema.
Ogni volta la cosa mi sorprende e mi strugge profondamente, ma non posso non constatare che non si riesca a parlare di Fondazione Blini, se non in termini polemici o, peggio, assolutamente aleatori. Alla fine, una Fondazione nata nel segno di un ragazzo che invitava a “saltare ogni steccato” e pensata da due Istituzioni per difendere e promuovere le istanze e gli interessi dei “propri” giovani tutti, “al di là di qualsiasi possibile discriminazione di razza, colore, religione, orientamento sessuale, idea politica” e chi più ne ha più ne metta, sembra destinata a rimanere impantanata tra sterili polemiche che altro non fanno che acuire antipatie e divergenze.
E i ragazzi? Si arrangiassero!
Su una cosa, però, mi sembra che la tanto “famigerata” Blini sia riuscita a rendersi trasversale rispetto al panorama politico locale: il consentire agli esponenti di qualsivoglia partito di giocare a chi la spara più grossa, senza nemmeno curarsi di non contraddirsi da soli. Questa, ad esempio, è stata la volta di Marco Cirigliano e Ivo Azzimonti
Il consigliere di Sinistra Ecologia e Libertà, infatti, durante l’audizione di mercoledì sera con la Commissione Cultura, ha puntato ancora una volta il dito contro l’intitolazione della Fondazione stessa, parlando di un “nome ancora troppo pesante”, ma “non come demerito di Giovanni”. E di chi, allora, verrebbe da chiedere? Se questo ragazzo non ha demeritato, e anzi è stato tra i primi in città a battersi per i diritti dei giovani e per creare luoghi di incontro aperti a tutti, com’è possibile che l’intitolazione a lui di una Fondazione dedicata ai giovani sia così scandalosa? Di chi sono le colpe che deve pagare un ragazzo morto più di vent’anni fa? In nome di chi il suo nome viene definito indegno?
E, se è vero che lo stesso Cirigliano non ha nessun pregiudizio nei confronti del nome di Giovanni Blini – merito che non vedo l’ora di riconoscergli -, come mai, in occasione di quella presentazione “negata” in quel di Arnate, non si è unito al coro di Erica D’Adda, Stefano Tosi ed Eliseo Sanfelice (non esattamente dei pidiellini doc) per stigmatizzare l’accaduto e chiedere un nuovo incontro, giustificando di fatto quei sedicenti antifascisti che hanno minacciato di arrivare con i bastoni, pur di non far presentare il libro sulla vita e sulle “eredità” di Giovanni?
Ma, si sa, l’opposizione fa l’opposizione, specie in odore di elezioni.
Chi proprio non si riesce a capire, invece, è l’assessore leghista, tra l’altro membro del CdA della Fondazione stessa, chiamato a rappresentarla in vece del Sindaco-Presidente durante l’audizione di cui sopra. Momento all’interno del quale, dopo aver lecitamente reso pubbliche le mie precedenti dimissioni dal ruolo di direttore culturale, annuncia l’imminenza di un grande e convincente piano di rilancio della Blini, già dal mese prossimo o giù di lì. Peccato che l’indomani, sulle colonne de “la Prealpina”, ipotizzi che Stefano Gussoni possa prendere il mio posto a titolo gratuito, per ovviare all’esborso di uno stipendio che lui, “personalmente”, ritiene “rilevante”. Sia chiaro che non voglio assolutamente difendere il mio stipendio – perché, a questo punto, dimissionario ero e dimissionario resto -, ma non capisco come si possa pensare di rilanciare una Fondazione così problematica e ambiziosa al tempo stesso con un direttore “a tempo perso”. Perché, a meno che Stefano Gussoni (o chi per lui) non sia milionario in euro, è evidente che dovrà pur fare un altro lavoro, se da quell’incarico non percepirà nessun emolumento.
Il “povero” Stefano Gussoni, infatti, si era semplicemente e coscienziosamente offerto di ricoprire (sì a titolo gratuito) il ruolo di direttore culturale ad interim, per ovviare all’eventuale vacanza tra il prematuro scadere del mio incarico e quello di un successivo direttore, anche perché ben conscio (almeno lui) che affidare la direzione culturale della Fondazione Blini all’ex presidente di Comunità Giovanile non potrebbe fare altro che gettare benzina sul fuoco di non sopiti pregiudizi e “steccati”.
Non mi resta che chiudere con le stesse parole che il mio “rivale” Stefano Gussoni ha rivolto ai politici presenti mercoledì sera: “fate quello che volete, ma svegliatevi”. E non prendeteci in giro, aggiungerei.
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