Il legale di Orsi: “Non c’è traccia del pagamento di tangenti”

Secondo Ennio Amodio, difensore del presidente di Finmeccanica, si tratta di un "provvedimento irragionevole dopo due anni di indagini che non hanno portato la prova di vantaggi personali e di terzi"

Dopo una mattinata passata ad analizzare le 64 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere il presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi, per una tangente relativa alla commessa di 12 elicotteri per il governo indiano quando era amministratore delgato di Agusta Westland, il legale Ennio Amodio (foto a sinistra) ha commentato così il provvedimento della Procura della Repubblica di Busto Arsizio: «Un provvedimento irragionevole per una vicenda oggetto di indagini da quasi due anni e tuttora priva dei tasselli più importanti che ne dovrebbero accreditare l’esistenza almeno sul piano indiziario. – ha detto Amodio – Tanto più ingiustificata appare la misura cautelare se si pensa che non c’è traccia del benché minimo profitto conseguito dall’ingegner Orsi o da terzi nella fornitura dei 12 elicotteri Agusta all’India. È stata infatti archiviata l’ipotesi di un cospicuo finanziamento alla Lega, per lungo tempo alimentata dalle calunniose dichiarazioni di un ex manager. Sono rimasti privi di qualsiasi eco nell’ordinanza del Gip di Busto Arsizio gli insistiti richiami della stessa fonte a ritorni economici a favore di chi si è interessato della commessa».

È tutto l’impianto accusatorio ad apparire inconsistente secondo il difensore di Orsi: «La gara in India è ricostruita dagli inquirenti sulla base di fuorvianti dichiarazioni di persone che ignorano ciò che è effettivamente avvenuto nel confronto tra i diversi competitor internazionali. Tanto poco viziato è stato l’iter dell’aggiudicazione che le autorità, dopo accurate inchieste, hanno più volte confermato l’assoluta regolarità della gara – prosegue Amodio – È davvero inconcepibile addebitare a Giuseppe Orsi di aver cercato compiacenze da parte dei diversi organi di stampa. Come se non fosse giustificato impegnarsi a difendere la propria immagine nei media per far emergere la verità dei fatti».

E conclude sull’ipotesi di inquinamento delle prove: «Non si può certo condividere infine il rilievo dato nell’ordinanza cautelare a presunte manovre in ambiente giudiziario. Si tratta di un evidente equivoco perché in tutto lo svolgimento dell’attività investigativa l’ing Orsi e la sua difesa hanno fornito la massima collaborazione agli inquirenti».

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Pubblicato il 12 Febbraio 2013
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