Tifo e razzismo, inizia il processo
Prima udienza per i sei imputati di ingiurie aggravate dal razzismo dopo i cori contro i giocatori di colore in Pro Patria-Milan. Ammesse le costituzioni di parte civile del Comune di Busto e della Lega Pro
Ha preso il via questa mattina, giovedì, il processo ai sei tifosi della Pro Patria accusati di ingiurie aggravate dall’odio razziale nei confronti dei giocatori neri del Milan. L’episodio, che ha avuto un’eco mediatica mondiale, si era verificato il 3 gennaio scorso durante l’amichevole tra la squadra di casa e i rossoneri allo stadio Speroni. Un gruppo di tifosi, infatti, si era reso protagonista di cori ripetuti per tutti i 30 minuti di partita giocata prima che, unilateralmente, la squadra milanese aveva deciso di abbandonare il campo, causando la sospensione del match che non è stato poi concluso. I cori, che hanno fatto scattare l’ormai famoso calcio al pallone verso la tribuna di Kevin Prince Boateng, imitavano il verso della scimmia e venivano proferiti dai tifosi identificati non appena uno dei giocatori di colore in campo entrava in possesso della sfera.
Davanti al collegio giudicante, presieduto dal giudice Adet Toni Novik, erano presenti i legali di sei tifosi Alberto Talamone, Fausto Moscatelli, Luca Abbiati e Fiorella Ceriotti, i colleghi in rappresentanza delle parti civili Lega Pro e Comune di Busto Arsizio. Assenti, invece, cinque dei sei tifosi imputati nel processo. Proprio in relazione alla costituzione di parte civile del Comune i difensori hanno sollevato un’eccezione per la mancata notifica della costituzione da parte dell’avvocato. Dopo circa 20 minuti di camera di consiglio, però, il presidente della corte ha respinto l’eccezione e ha ammesso entrambe le parti civili constatando che, in caso di processo per direttissima, non è necessaria la notifica alle difese degli imputati e sottolineando le motivazioni che giustificano tale ammissione.
Il giudice Novik, infatti, ha citato la convenzione di New York del ’65, alla quale ha aderito anche l’Italia, e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Uomo ravvisando, sia nello statuto del Comune che in quello della Lega Pro, la legittimità da parte di questi due enti nel difendere l’uguaglianza tra gli esseri umani senza distinzione di razza, opinioni politiche, pensiero, religione. Infine i giudici hanno anche valutato l’interesse del Comune stesso per la lesione dell’immagine di Busto Arsizio in Italia e all’estero, in seguito ai fatti del 3 gennaio scorso. Dopo le parti civili è stata la volta dell’ammissione dei testi e delle prove di accusa, rappresentata dal pubblico ministero Mirko Monti, e difesa. Nella prossima udienza del 20 marzo verranno ascoltati i testi chiamati dall’accusa, tra i quali alcuni giocatori del Milan.
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