“Sisifo: la fatica della ricerca”

Un libro celebra i 25 anni di collaborazione tra Massimo Barbiero e la Splasc(H) Records di Arcisate. Tra i saggi presenti nella pubblicazione anche “Tempus Fugit” a firma di Davide Ielmini

jazz festival ivreaL’Open Jazz Festival di Ivrea, dal 19 al 23 marzo 2013 a Ivrea, Banchette, Chiaverano e Bollengo, compie 33 anni.
E celebra due anniversari importanti per il jazz italiano e “globale”: i 30 anni di Splasc(H) Records (etichetta varesina fondata ad Arcisate nel 1982 da Peppo Spagnoli e, dal 2011, nelle mani di Luigi Naro) e i 25 anni di attività di Massimo Barbiero, che con Splasc(H) ha registrato e diffuso tutti i suoi progetti musicali. 
Per importanza e longevità ne citiamo due: Odwalla (gruppo di percussioni) e Enten Eller. Della stessa importanza i progetti di Barbiero in “solo” oppure in collaborazione con altri grandi musicisti stranieri – Tim Berne, Billy Cobham, Famoudou Don Moye, Alexander Balanescu e Javier Girotto – e italiani: Maurizio Brunod, Alberto Mandarini, Giovanni Maier, Carlo Actis Dato, Claudio Cojaniz, Marcella Carboni e Rossella Cangini. Barbiero, inoltre, ha suonato con Elton Dean, Harry Beckett e Hamid Drake.
Per festeggiare entrambi ecco la pubblicazione del libro “Massimo Barbiero – Sisifo: la fatica della ricerca” (Edizioni Del Faro) a cura di Guido Michelone e Gian Nissola con saggi di Franco Bergoglio e Davide Ielmini. Il corredo fotografico – in bianco e nero e a colori – è di Luca D’Agostino. Il volume sarà presentato martedì 19 marzo, alle ore 20, al Teatro Bertagnolo (via del Teatro 19) di Chiaverano.
Il libro, composto da 164 pagine, racconta la storia di Massimo Barbiero – fondatore e co-leader di Odwalla e Enten Eller – attraverso interviste, riflessioni, recensioni, analisi musicologiche, ricordi, progetti. In “Massimo Barbiero – Sisifo: la fatica della ricerca” tante sono le facce di Barbiero: solista e leader di collettivi musicali che si fanno comunità policulturali “prestate” al jazz ma anche legate alle origini sonore del Novecento. E’ il caso di Odwalla, realtà sociale e “tribù di percussioni” conosciuta dall’Italia al Congo e dalla Turchia alla Francia. Il tutto nelle mani di Massimo Barbiero, musicista che ama la filosofia e il silenzio, con trascorsi alla Olivetti di Ivrea e un futuro tutto da inventare.
Gli interpreti di questo evento.

Massimo Barbiero
Nasce a Ivrea nel 1963, studia con Francesco Sordini e Giorgio Gandino (percussionisti della RAI di Torino) per poi seguire stage al fianco di grandi batteristi jazz americani ed europei. Nel 1984 fonda gli Enten Eller, mentre nel 1989 dà vita a Odwalla. Premiato più volte da “Musica Jazz” e “JazzIt Awards”, i suoi lavori sono recensiti in America, Europa, Canada e Giappone. Il cd “Melquiades” – Enten Eller con Tim Berne – è stato votato miglior disco del mese da “Down Beat”, la più importante rivista di jazz al mondo.

Davide Ielmini
Nasce a Varese nel 1970. Tesi in Sociologia della musica, Sociologia della cultura e cultura di massa. Pianista, critico musicale, scrittore ha tenuto seminari al Conservatorio di Como. Una sua intervista a Ennio Morricone è tra i testi consigliati per il corso di musica contemporanea alla facoltà di Lettere e Filosofia del polo Universitario di Imperia. È tra i quattro critici musicali italiani presenti in EuroJazzLand, libro pubblicato negli Stati Uniti dalla NorthEastern University Press. Ha scritto per il dorso Lombardia – Spettacoli e Cultura – del Corriere della Sera, il Corriere del Ticino, Alias (Il Manifesto), La Prealpina, alcune riviste di musica classica e jazz. Attualmente collabora con la Provincia di Varese, Varesenews, Varese7Press e JazzIt.

Guido Michelone
Nasce a Vercelli nel 1954. Docente di Civiltà Musicale Afroamericana all’Università Cattolica di Milano, è stato consulente di case editrici come Bompiani, Arcana, Fabbri. Ha pubblicato più di trenta libri (dal jazz, in tutte le sue sfumature, ai Simpson) e nel 1996 ha vinto il Premio Nazionale Latina per il Tascabile.

Gianfranco Nissola
Nasce a Casale Monferrato nel 1936. Musicologo per passione, docente UNITRE di Casale Monferrato e punto di riferimento per il jazz dell’Associazione AmbientArti in Europa e nel Mondo. Autore di schegge biografico-musicali e di guide all’ascolto di opere dei massimi esponenti di musica afroamericana.

Franco Bergoglio
Nasce nel 1973 e da sempre investiga gli aspetti storici, sociali e culturali legati al jazz. Collabora con Jazzitalia. Da alcuni anni tiene un corso monografico “sulla storia del jazz” all’Università Popolare di Torino. Scrive articoli, saggi, racconti.

Di seguito l’anticipazione di un brano del saggio di Davide Ielmini contenuto nel testo su “Sisifo: la fatica della ricerca”, libro che sarà presentato martedì 19, alle ore 20, al Teatro Bertagnolo (via del Teatro 19) di Chiaverano in occasione dell’Open Jazz Festival di Ivrea

Nella venticinquennale produzione di Odwalla per la Splasc(h) Records di Peppo Spagnoli, persiste un interrogativo al quale lo stesso Massimo Barbiero, probabilmente, vorrebbe dare una risposta diretta ed efficace: il compositore e colui che improvvisa, si potranno mai porre un limite? E se sì, dove si colloca la linea di demarcazione tra ciò che l’artista vuole fare e ciò che, invece, realmente può fare? Esiste una possibilità di azione che sta alla base dello stupore: inventare e proporre scenari che, se non futuri, sono però diversi dall’esistente. Non è strano pensare, dunque, che il grande successo ottenuto da Odwalla in tutti questi ultimi anni sia il frutto di un agire nel quale l’esclusione – l’allontanamento dai paradigmi sociali, culturali, politici, economici condivisi nell’era della massificazione – si possa porre come ultimo fine l’inclusione. E’ per questo che Barbiero non se la sente (non per un promiscuo atteggiamento snob, ma per decisione provata dai fatti) di dirsi “jazzista”. Le sue composizioni confluiscono nell’improvvisazione tanto quanto in quello spettro di musica contemporanea colta che partendo da Edgar Varèse attraversa Steve Reich, John Cage, Arthur Honegger. Punti di riferimento che appartengono all’incoscienza: l’inconsapevolezza, a volte, è più forte del sapere. Anche e soprattutto se si tratta di un “sapere” non saputo.

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Pubblicato il 13 Marzo 2013
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