Inchiesta della procura: “L’aumento della benzina è fraudolento”

Il Gip ha riconosciuto l'esistenza di un possibile «rialzo fraudolento dei prezzi» per il quale potrebbero rispondere le sette più grandi compagnie petrolifere. L'inchiesta è stata condotta da procura e Guardia di finanza

indagine procura varese guardia di finanza compagnie petrolifereCi sarebbero anche le operazioni sui derivati alla base dei rincari dei prezzi dei carburanti. È quanto emerge da una complessa indagine svolta dalla guardia di finanza, che tuttavia secondo il gip di Varese dovrà passare a Milano e Roma per competenza territoriale.
La procura ha svolto mesi di indagini che il gip Giuseppe Battarino, in un atto motivato, ha stabilito portino a riconoscere l’esistenza di un possibile «rialzo fraudolento dei prezzi dei carburanti». Saranno adesso le procure competenti a decidere come procedere. 

La procura di Varese e la Guardia di finanza, hanno spiegato oggi, come si è arrivati a formulare queste prime provvisorie conclusioni. L’indagine è «quasi una tesi di laurea» come l’ha definita il procuratore generale, Maurizio Grigo.  I rincari sarebbero stati applicati «attraverso misure speculative in danno agli utenti finali». 
L’indagine è partita circa un anno fa, a seguito di un esposto del Codacons che chiedeva di far luce sull’esistenza di possibili manovre speculative sui prodotti petroliferi da parte delle principali compagnie petrolifere . Proprio queste operazioni di natura finaziaria, lontane quindi dall’effettivo valore della materia prima, sarebbero tutt’oggi alla base dei rincari dei prezzi generali, a carico delle imprese e dei consumatori. Ma come provare un’accusa di questo genere? «Spesso si parla degli aumenti ingiustificati dei carburanti ma è la prima volta in Italia che viene analizzato così approfonditamente questo fenomeno» ha spiegato Grigo. I militari di Varese hanno proceduto in due fasi: la prima per identificare il quadro generale del settore, la seconda più specifica. I finanzieri hanno ricostruito tutte le procedure che portano alla definizione del prezzo finale dei prodotti petroliferi, hanno inoltre esaminato la documentazione acquisita dalle stesse compagnie per comprendere le ragioni alla base delle oscillazioni su un periodo compreso dal gennaio 2011 al marzo 2012. Sono state inoltre consultate l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e il Ministero dello Sviluppo economico. Nella fase più tecnica gli accertamenti sono proseguiti con l’intento di verificare se le compagnie petrolifere avessero applicato delle forme di "trasfer pricing" (ossia le transazioni tra le diverse società di uno stesso gruppo ma residenti in paesi diversi) per ottenere un risparmio fiscale compensato successivamente con le variazioni dei prezzi alla pompa praticati in Italia. 

«Da questa lunga analisi, durante la quale sono stati consultati anche docenti universitari ed esperti, è emerso che le cause principali degli aumenti sono: da un lato la crescente domanda di energia dei paesi emergenti – spiega il Comandante del Nucleo di Polizia Tributaria, Giuseppe Fugacci – dall’altro però anche ciò che accade sui mercati finanziari. In particolare abbiamo osservato il ruolo rilevante dei fondi di investimento sui mercati della commodity, dove vengono scambiate le materie prime, tra cui anche il petrolio, e gli Etf (fondi indicizzati quotati in borsa). Entrambi sono fortemente influenzati da azioni speculative, operazioni potenzialmente ad alta redditività, che hanno attratto investitori e determinato così i rincari dei valori. Allo stesso tempo hanno determinato un intervento speculativo da parte delle stesse compagnie petrolifere attraverso operazioni finanziarie con strumenti di finanza derivata finalizzati al mantenimento di prezzi elevati sui mercati del greggio di loro proprietà ai fini di una definizione conveniente dei prezzi dei carburanti praticati alla pompa». Per dimostrare la forbice tra operazioni e mercato reale è stato fornito questo dato: «In soli due anni, dal 2008 al 2010, le transazioni finanziarie sul petrolio hanno raggiunto un picco di 57 miliardi di dollari a fronte di 7 miliardi di prodotto effettivamente estratto».  

«Procura di Varese e Guardia di finanza hanno svolto un lavoro unico – ha concluso il colonnello Antonio Morelli -. Al termine delle indagini il Gip del Tribunale di Varese ha disposto l’invio degli atti, per competenza territoriale, alle Procure della Repubblica di Milano e di Roma». Sono 7 in totale le aziende che potrebbero essere coinvolte. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Aprile 2013
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