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“Uno sciopero per farsi sentire a Bruxelles”
Venerdì 19 aprile lo sciopero convocato dai sindacati confederali Cgil Cisl Uil con l'Ugl su Sea Handling. "Non è uno sciopero contro l'azienda". La richiesta: sospensione del provvedimento europeo e mantenimento dell'handling dentro Sea
A Malpensa e Linate è il momento dello sciopero per Sea Handling, convocato questa volta dai sindacati confederali. «Lo sciopero è l’ultima arma che rimane al sindacato, non la prima», dice Rocco Ungaro, segretario regionale della Filt Cgil. Tra i sindacati – da una parte quelli di base, dall’altra i confederali – sono emerse tattiche e strategie ben diverse, sulla partita pericolosissima di Sea Handling, la controllata della Sea che rischia il fallimento se dovesse restituire immediatamente 360milioni di euro alla capofila Sea. Un passaggio – quello dei 360milioni – che sarebbe imposto dal provvedimento della Commissione Europea, che considera aiuti pubblici le ricapitalizzazioni del passato fatte da Sea. La Triplice e l’Ugl si presentano compatte, conferenza stampa unitaria a Milano, nella storica sede della Filt a due passi dalla stazione centrale, a quattro da Palazzo Marino. «Non è una normale vertenza sindacale, si sbaglia se si pensa che si risolva dicendo un sì o un no» dice ancora Ungaro.
«Non è sciopero contro l’azienda» aggiunge Liviano Zocchi della Uil Trasporti, intervenuto insieme ad Alfredo Rosalba (Cisl) e Maurizio Ciarella (Ugl). «Serve a far capire all’Europa che le scelte fatte a tavolino poi nella realtà creano una devastazione». Al contrario, almeno in questa fase c’è fiducia nelle mosse fatte dalla proprietà (Comune di Milano, ma anche l’azionista di minoranza privato, il Fondo F2i). «Nell’incontro che abbiamo avuto – dice Ungaro – ci è parso di cogliere la volontà del Comune per mettere in campo tutte le azioni necessarie per ottenere la sospensiva del provvedimento». Per ora la prospettiva dei sindacati – al pari dell’azienda – è tutta lì: “congelare” il provvedimento di restituzione dei 360milioni di euro e guadagnare un paio d’anni per pensare alla vera via d’uscita, nel caso il ricorso andasse male. I sindacati andranno anche a Bruxelles, per fare pressione sulla Commissione Europea: «Con sindacato europeo dei trasporti abbiamo chiesto audizione dovuto dalla Commissione, il 26 alle 10 a Bruxelles. Cercheremo di dimostrare che Sea non è più un’azienda pubblica, perché il 45% è in mano ad un investitore privato». E ancora, che il percorso di Sea Handling non è quello di un’azienda che viene rianimata e sostenuta dal pubblico, ma di una società che – nata con un passivo gigantesco nel 2002 – ha raggiunto il pareggio di bilancio. «Nella prima fase si trasferiscono sì i fondi, ma poi nella seconda fase c’è la riorganizzazione. È un fatto, non un’ipotesi», dice ancora Ungaro per dimostrare che SeaHandling è oggi inserita sul mercato. Anzi, con una buona posizione (garantisce il 70% dei servizi di terra su Linate e Malpensa).
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Domani i sindacati confederali – Cgil, Cisl, Uil, ma anche l’Ugl – dichiarano lo sciopero dalle 12 alle 16, con corteo che andrà dalla corsi di accesso alle partenze a quelle degli arrivi. Con i sindacati di base ci sono state tensioni e attriti negli ultimi due mesi e da parte dei confederali c’è preoccupazione sulla reazione dei lavoratori: «Il clima non è assolutamente tranquillo, le assemblee sono state tese e dure. Sarebbe sbagliato sottovalutare il rischio di una risposta europea che non tuteli i lavoratori, c’è il rischio che si alzi il livello di tensione. Poi è facile dire che il sindacato non controlla i lavoratori». E rispetto alle allusioni che vengono dalle sigle del sindacalismo di base su possibili accordi preventivi (magari anche sul celebre Piano di tagli che tutti negano di aver mai visto), tutte le sigle confederali respingono ogni accusa: «La condizione che noi poniamo Sea Handling rimanga nel perimetro di Sea Spa, questa è la condizione». Niente vendita dunque, alle vie d’uscita si penserà dopo. Per ora l’obbiettivo rimane lo stesso: far sentire la voce dei lavoratori su su fino a Bruxelles.
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