Oltre Peppone e Don Camillo: l’eredità di Guareschi
Il liceo classico Cairoli propone un approfondimento su un autore sottovalutato dalla critica che pagò anche con il lager il suo amore per la libertà
Chi non conosce le storie di Peppone e Don Camillo? I due simboli dell’Italia del Dopoguerra usciti dalla penna di Giovannino Guareschi. Ma quanti, effettivamente, conoscono Giovannino Guareschi? Il suo pensiero, le sue opere, la sua vita e la grande moralità?
L’approfondimento che ci sarà venerdì 11 maggio alla Sala Montanari a Varese dalle 10 alle 12 ha proprio il senso di spiegare una figura letteraria del ‘900 poco nota ( nonostante sia lo scrittore italiano più tradotto nel mondo), per lo più snobbata dalla critica letteraria: «Era un uomo libero – ha spiegato la professoressa Vittoria Criscuolo, insegnante di italiano al liceo classico Cairoli di Varese – amava la libertà a tal punto da subire l’internamento in un lager per due anni pur di non rinunciare al suo stile critico e pungente. Il suo stile non fu compreso: venne criticato perchè non era rispondente ai canoni del romanzo, mentre lui si ispirava alla novella del ‘400, al Boccaccio».
La docente, insieme a un genitore del liceo Adelio Airaghi, e con l’appoggio del preside del Cairoli Salvatore Consolo, ha organizzato l’incontro dal titolo "Giovannino Guareschi: il respiro della libertà" che vedrà la partecipazione del giornalista Egidio Bandini, grande conoscitore dell’opera e del pensiero di Guareschi, di Don Gianluca Bernardini, collaboratore dell’ufficio Comunicazioni della Diocesi di Milano ed Enrico Beruschi, reciterà alcuni brani dei suoi libri: « Oltre all’uomo e alla sua opera letteraria – ha chiarito la docente – ci si soffermerà anche sulla sua grande fede cristiana».
Parteciperanno all’incontro gli studenti del ginnasio che hanno approfondito lo scrittore e il suo pensiero traendo insegnamenti importanti: « Nelle sue vignette e nei suoi scritti – ha ricordato ancora la professoressa Criscuolo – non si è mai piegato alle pressioni del potere. Sua, per esempio, è l’espressione "trinariciuto", appellativo che lui coniò per indicare la terza narice da cui defluisce la materia grigia che va diretta al partito. Si trattava di una critica all’allora Pci e a Togliatti».
Oltre ai brani letterari, verranno presentati alcuni spezzoni dei film diretti da ben 5 diversi registi: « La trasposizione cinematografica è quella che più mi ha affascinato – ha commentato il preside Consolo – Si tratta di un’esperienza unica perchè lo stesso Guareschi partecipò alla stesura dei dialoghi. Lui definì Gino Cervi perfetto per il ruolo di Peppone mentre Fernandel, pur non rappresentando la sua idea di Don Camillo, riuscì a tal punto a entrare nel personaggio che influenzò lo stesso Guareschi nella stesura dei libri successivi».
L’incontro, che vede la collaborazione del Comune di Varese, è aperto alla cittadinanza, a quanti hanno voglia di approfondire un lato poco conosciuto ma molto attuale di questo personaggio, testimone preciso e graffiante di gran parte del ‘900.
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