“Il mio terreno diventerà una centrale idroelettrica e io chiudo”
Marina Pastorelli chiede di fermare il progetto di costruzione dell'opera sul torrente Margorabbia, occupando un terreno di sua proprietà, espropriato in base ad una legge del 2003. Ma in tre anni nessuno l'ha avvisata
Quando Marinella Pastorelli (a sin. nella foto) ha aperto il suo agriturismo lungo il fiume Margorabbia, a Montegrino Valtravaglia, mai avrebbe pensato che le avrebbero costruito una centrale idroelettrica sul suo terreno. Lo ha saputo il 28 febbraio di quest’anno, a conclusione di un iter durato quasi tre anni e del quale è stata tenuta all’oscuro per tutto il tempo, o meglio: era stato pubblicato per 30 giorni nel 2010 sull’albo pretorio del Comune di Montegrino, periodo nel quale avrebbe potuto presentare le osservazioni. Nessuna lettera dalla società Valcuvia Idroelettrica, che aveva presentato il progetto, nessuna comunicazione scritta dal Comune, idem per la Provincia di Varese.
La prima comunicazione della Provincia, spedita a casa della signora, risale al 28 febbraio 2013: un documento la mette al corrente dell’imminente esproprio del terreno con la possibilità di presentare osservazioni al progetto entro 30 giorni: «Le abbiamo presentate ma la risposta è stata laconica – ci racconta – non è dovuta una risposta e potrebbero essere prese in considerazione ma anche ignorate». A permettere tutto ciò è l’articolo 12 della legge 387 del 2003 che recita: le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonche’ le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti. Nel frattempo la famiglia Pastorelli rischia di dover chiudere l’azienda agrituristica: «La mia famiglia rischia la distruzione assieme alla nostra piccola attività agrituristica che è l’unica fonte di reddito. Così si fa l’interesse del popolo?».
Secondo questa legge, dunque, una
Marina Pastorelli contesta la procedura: «E’ possibile che per tre anni ci abbiano tenuto all’oscuro di questo progetto? E’ possibile, inoltre, che una società completamente privata possa ottenere notevoli profitti dalla vendita totale dell’energia attraverso un esproprio da parte di un ente pubblico, a danno di un altro privato? Sono venuti anche sul mio terreno a fare dei sopralluoghi senza nemmeno avvisarci e quando abbiamo proposto al dirigente della Provincia, settore ecologia e ambiente, di espropriare il terreno gemello che sta dall’altra parte del fiume (inutilizzato da anni e anch’esso agricolo, ndr) ci hanno detto che la Provincia espropria il terreno che vale meno, come se la nostra attività valesse zero. Per quest’ingiustizia chiediamo il sostegno da parte di chiunque creda in una giustizia morale e umana e non nella legge del potere e della speculazione». In nessun modo, dunque, sono riusciti a far cambiare idea alla società Valcuvia Idroelettrica e a Villa Recalcati: «La stessa Valcuvia Idroelettrica si è detta disponibile, a parole, a trattare sul prezzo del terreno ma questa trattativa non è mai stata avviata». Inoltre, con tutta probabilità, la società potrà godere anche dei forti incentivi statali che coprono buona parte delle spese di costruzione dell’opera.
La Valcuvia Idroelettrica è registrata alla Camera di Commercio dal febbraio 2012, ha la sua sede a Passirano, in provincia di Brescia, e la società risulta composta da Subalpina Energie Rinnovabili, I Girasoli (società bergamasca) e in una piccola quota da Daniele Gasparini. Presidente del consiglio di amministrazione è Alberto Mazzuchelli e consigliere Mauro Regazzoni. Si mormora in valle che di progetti come questo, lungo il Margorabbia, ce ne siano altri.
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