Nei boschi del Luinese solo contro tutti, per un finale alla Rambo

Il suo folle piano doveva concludersi nei boschi del Luinese, luogo da lui amato sin da bambino, armato fino ai denti con i suoi fucili e le sue pistole, pronto a dare battaglia e probabilmente a farsi uccidere. Come Rambo, solo nella foresta contro tutti e, difatti, in Comune lunedì mattina si era presentato in tenuta militare. Giuseppe Pegoraro, l’ex-comandante della Polizia Locale di Cardano al Campo che ha sparato ieri al sindaco Laura Prati e al suo vice Costantino Iametti, non si sarebbe mai suicidato "sono cattolico, non posso farlo, ma mi sarei fatto uccidere dalla Polizia" – avrebbe dichiarato durante il lungo interrogatorio di ieri, al quale è stato sottoposto dal sostituto Nadia Calcaterra e dal Procuratore Eugenio Fusco. Ai magistrati ha anche detto che non aveva intenzione di uccidere nessuno "volevo solo ferirli e non volevo nemmeno uccidere i poliziotti, sono pentito di aver sparato contro di loro". Pegoraro si è autodefinito "lucido e consapevole, capace di intendere e di volere" ma la Procura ha comunque disposto la perizia psichiatrica. 

Lo sparatore ha anche rivelato di sentirsi perseguitato e mobbizzato sin dal 2002, quando iniziarono i primi screzi nel comando, poi acuiti dall’indagine iniziata nel 2004 e trascinatasi fino alla sentenza di primo grado dell’ottobre 2012. Pegoraro verrà interrogato nuovamente venerdì dal giudice per le indagini preliminari che deciderà se convalidare la misura cautelare in carcere. Al momento le accuse contro di lui sono molteplici e tutte pesanti: tentato omicidio dei poliziotti che lo hanno arrestato, del suo ex-collega che ha cercato di fermarlo, del sindaco e del vice-sindaco; inoltre è accusato di porto abusivo di armi, detenzione di ordigno esplosivo, resistenza.